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Giuseppe Conte, Pietro Senaldi: "In ritardo anche sul vaccino, governo squallido e truffaldino"

Pietro Senaldi
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Sul Covid-19 abbiamo assistito per mesi a un festival di dichiarazioni mediche vaghe ma contrastanti. Virologi contro anestesisti, epidemiologi contro ematologi, infettivologi contro genetisti. L'unica affermazione che ha messo d'accordo tutti è che quest'autunno è indispensabile vaccinarsi contro l'influenza. Una precauzione che non scongiura il contagio ma ha comunque due effetti positivi: evita che il virus, qualora arrivi, attacchi un corpo già debilitato e, poiché Corona e influenza hanno sintomatologie molto simili, aiuta a diagnosticare il Covid.

Normalmente il ceppo influenzale viene identificato verso febbraio e il vaccino è pronto per fine estate, ma la profilassi parte a ottobre inoltrato, perché l'immunità dura tre mesi e la copertura deve essere garantita per l'inverno, visto che i picchi febbrili si hanno a gennaio-febbraio. L'infettivologo milanese Massimo Galli, una delle star medico-mediatiche emerse dalla pandemia, ieri ha lanciato l'allarme: in Lombardia siamo indietro. La Regione nega e assicura di aver già prenotato due milioni e mezzo di dosi, tra le quali 500mila dedicate ai bambini e che saranno inoculate mediante spray, senza iniezione.

Al solito saranno i fatti a stabilire chi aveva ragione e chi torto. Quello che qui preme dire è che l'Italia è da sette mesi in stato d'emergenza perché il governo, per fronteggiare l'epidemia, ha ritenuto di allargare a dismisura i propri poteri, anche a costo di fare strame della Costituzione. L'allerta è stata dichiarata a gennaio e aveva una durata di sei mesi ma il premier, in nome della tutela della salute pubblica, l'ha prolungata fino al 15 ottobre, attirandosi le critiche di quasi tutti i maggiori giuristi nostrani. Lo stato d'emergenza, in un Paese democratico, non può essere però solo un'autoinvestitura di diritti e poteri sovrani, come invece lo concepisce Conte, ma implica anche un'assunzione di responsabilità. A onori corrispondono oneri.

Se pertanto procacciarsi il vaccino anti-influenzale in misura sufficiente a schermare l'intera popolazione è, come assicurano gli scienziati, fondamentale contro il Covid, qualsiasi ritardo o difficoltà non possono essere scaricati sulle Regioni, come invece già l'esecutivo sta facendo, mandando avanti i suoi tecnici d'area con il ditino puntato. Sarebbe squallido se il governo replicasse sul vaccino l'indegno spettacolo inscenato durante la pandemia, scaricando sulle regioni più colpite le responsabilità delle proprie inefficienze e delle proprie scelte sbagliate, salvo avere poi la pretesa di decidere tutto dal centro. La maggioranza giallorossa ha un concetto truffaldino dell'autonomia, in base al quale tutti i poteri e i meriti stanno a palazzo Chigi mentre tutte le colpe e le soluzioni dei problemi stanno in capo ai governatori sul territorio.

 

 

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