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Michela Murgia, una macchietta antifascista che giudica tutti. Tranne se stessa

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Francesco Specchia
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Giovanna d'Arco, per lei, era una dilettante. Michela Murgia, classe 72, di Cabras, «scrittrice, blogger, performer» vive furiosamente in un perenne cerchio di fuoco, vibra nei roghi, ingoia gli accendini. Prendete la sua ultima fiammeggiante uscita rivelata da La Verità. Murgia, richiesta dalla direzione di Repubblica, s'è pregiata di fornire ai giornalisti un vademecum orwelliano e senza appello su Come raccontare un femminicidio (e i giornalisti non l'hanno presa bene). Prima ancora, in radio, aveva invitato a boicottare i libri di Massimiliano Parente che aveva usato il suo cognome come interiezione urogenitale («Che Murgia vuoi?»).

 

 

E, ancora prima, con le ciglia unite quasi in un abbraccio acrobatico come solo i sardi e gl'intellettuali sanno fare, ad Otto e mezzo, aveva chiamato Salvini «muso da porchetta» lanciando strali contro i leghisti zappe ignoranti e un po' fascisti. Naturalmente, da allora, il popolo dei rozzi legaioli l'ha apostrofata inelegantemente «Miss Piggy» come la maialina dei Muppets, in un elegantissimo gioco di ruoli. Ma il problema, in realtà, sta nelle spietatezza inaudita che alberga, spesso ad uso televisivo, nell'eloquio affabulante della nostra Accababdora, giusto per citare il suo libro più famoso vincitore del Campiello. Il livore che avviluppa la Murgia è romanzesco. È roba tenace, radicata. Se, à rebours, scaviamo nelle cronache degli ultimi anni troviamo una Murgia che fa ferocemente a fette il primo libro giallo di Veltroni («Ti prego, torna a fare politica»); che distrugge la poetica di Franco Battiato («i suoi testi sono minchiate assolute»); che appoggia le affermazioni antiisraeliane di Chef Rubio; che impedisce a gente come Corrado Augias di parlare del Me Too perché è un uomo e l'utero è mio e lo gestisco; che dà del sessista a Bruno Vespa colpevole di essersi profuso in pubblico in un complimento garbato a Silvia Avallone, e la Avallone non se n'era accorta ma Murgia la vendicatrice sì.

Se in una discussione Murgia non può usare lanciafiamme e cherosene, insomma, non è contenta. Di tutto questo suo tracimare di stizza, di questi suoi arabeschi d'odio, sarebbe utile capire la genesi. Giancarlo Perna, in un ritratto al vetriolo, ne individuava l'origine freudiana nella vita un po' deragliata: «È una donna frustrata da una vita difficile, che ha superato i complessi col talento e l'aggressività. Fu in rotta col padre e si attaccò alla mamma che gestiva un ristorantino sulla spiaggia. Dovette arrabattarsi sia per conquistare un modesto diploma tecnico, sia dopo per mettere insieme il pranzo con la cena». La qual cosa fa molto Oliver Twister e Moll Flanders, ma ci può stare. Ci sta ancheche l'astio di Murgia le nasca dalle traumatizzanti esperienze lavorative in un call center, da cui trasse un libro Il mondo deve sapere che ispirò un film di Virzì, Tutta la vita davanti.

Ci sta, la dimensione intima e infantile del dolore. Se non fosse che Murgia fletterebbe fieramente più verso Susan Sontag e Laura Boldrini. Pugno chiuso e lotta operaia, femminismo duro e comunismo puro sono i suoi lumi. Murgia vede fascisti e maschi sciovinisti dappertutto. Soffre la sindrome del maschio in orbace. Se solo sbagli e alzi il braccio destro per un crampo, lei, vedendoci il saluto romano, te lo taglia con la sega elettrica. Nel 2018 si inventò il «Fascistometro», questionario di 50 pensieri che permettono di valutare quanto si è nostalgici del ventennio; e nel, contempo, aveva scritto un saggio per Marsilio, Istruzioni per diventare fascisti. Quando tutto il mondo piangeva per l'incendio di Notre Dame, lei parlò di «piagnisteo generalizzato» e tirò fuori il dramma dei migranti. E qualche mese fa, perse ore a martellare il Festival della Bellezza di Verona - tra l'altro organizzato da donne - reo d'aver ospitato «14 relatori maschi» sicuramente un po' fascistelli. C'è da dire che Murgia è in grado d'incanalare questa sua rabbia primordiale in un discreto talento televisivo. Da direttrice di Raitre s' innamoro di lei Daria Bignardi e la fece condurre e Quante Storie e soprattutto Chakra, un programma ricco d'idee e molto alto. Talmente alto che gli ascolti riuscirono ad arrampicarsi con difficoltà. Siamo sempre in attesa della sua prossima uscita fuoriluogo. Ed è così che, in fondo, Michela Murgia riesce a tenere accesi i suoi roghi...

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