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Coronavirus, "gli infetti vengono considerati come quelli che se la sono andata a cercare"

Iuri Maria Prado
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Era stato detto immediatamente e non ci voleva un genio per capirlo: l'app Immuni andava anche bene, ma si sarebbe rivelata inutile o addirittura dannosa senza la preordinazione di un piano efficace per eseguire e processare i tamponi. Lo schema del modello italiano è stato invece questo: chiedi ai cittadini di scaricare l'app, e magari gli dici che se non lo fanno contravvengono a un "imperativo morale", dopo di che li tombi in casa e buonanotte. Perché di questo si tratta: non di un modo per individuare i bisognosi di accertamenti e di cure, ma di un lockdown personalizzato tramite app. E, proprio come nel caso del coprifuoco dei mesi scorsi, l'inefficienza pubblica si rivolta in delitto degli irresponsabili: il telefonino ti notifica che il virus ha lambito la tua cerchia, dunque chiuditi in casa e non azzardarti a mettere fuori il naso. Pace se mandi all'altro mondo la moglie o il nonnetto (i "congiunti" rappresentano curiosamente una categoria sacrificabile), tutti senza tampone esattamente come te anche se hai assolto all'imperativo morale. È dall'inverno scorso che va avanti in questo modo, con l'infettato che passa per quello che dopotutto se l'è cercata e con l'insorgere delle curve dei contagi addebitato a tutto tranne che alla inadeguata gestione pubblica della crisi. E così di volta in volta è colpa del runner, dello spritz, del funerale con il cugino di troppo, del barbecue all'Idroscalo, degli ottanta centimetri anziché cento mentre sei in fila al supermarket, della mancanza di mascherina che è un optional quando il governo non può garantirne la fornitura e diventa presidio irrinunciabile, con multona per chi sgarra, quando finalmente si riesce nell'impresa di assicurarne la disponibilità (diciamolo tra parentesi: il governo a gennaio era "prontissimo", ma mica gli si poteva chiedere di fare quel che per esempio han fatto i tedeschi, cioè stoccare in quantità le mascherine, queste diavolerie che solo in modo del tutto imprevedibile sarebbero state necessarie nel caso di una malattia che, guarda un po', si prende respirando senza protezioni).

Fatto vostri - E nel recital dello scaricabarile di governo la puntata ora in programmazione è appunto quella dell'app che risolverebbe tutto se questi stronzi di cittadini la scaricassero anziché fregarsene degli ammonimenti di sua eccellenza Giuseppe Conte. Importa, come dicevamo sopra, che da mesi fosse segnalata l'esigenza di approntare e rendere effettivo l'unico piano che avrebbe garantito efficacia all'uso dell'app? Macché: non importa nulla. E come le mascherine non c'erano per colpa delle imprese che pretendevano di non venderle sottocosto; come la roba per la scuola non c'era per colpa dei falegnami precettati nei bandi fantascientifici che chiedevano di produrre e consegnare ieri i banchi ordinati domani; come inevitabilmente militarizzavi il Paese quando non c'era nessuno in giro per poi lasciarlo sguarnito di qualsiasi controllo mentre altrettanto inevitabilmente ammassavi sulle spiagge venti milioni di italiani; così ora ti lagni se non tutti scaricano l'app e attribuisci la seconda ondata alla carenza di download. Cioè l'operazione che ti garantisce di sapere che se lo smartphone fa drin vuol dire che devi arrangiarti. Dovrebbero implementarla così, questa app, con un messaggino veritiero quando rileva che sei a rischio: "Mo' so' cazzi tui".

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