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Pietro Senaldi, l'offerta di Giorgia Meloni respinta dal governo? Così la leader FdI potrà rinfacciare a Conte di averci portato nel baratro

Pietro Senaldi
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L'ultimo decreto della Presidenza del Consiglio, tra ristoratori, addetti dello sport e lavoratori dell'arte, in Italia rischia di fare più morti del Covid. Il giro di vite era necessario, vista la curva dei contagi, ma gli italiani non ne hanno gradito le modalità né capito il criterio. La sensazione generale è che il governo abbia punito chi è stato alle regole ed è riuscito a non trasformare la propria attività in un focolaio del virus per coprire i propri errori, sulla mancata prevenzione, i trasporti, l'assistenza ai contagiati. L'impopolarità delle decisioni di Conte e dei suoi ministri e tecnici spalanca la strada all'opposizione, che può facilmente cavalcare la protesta. È quello che hanno fatto sia Salvini sia la Meloni, prendendo le parti di chi ha speso oltre due miliardi per obbedire alle severe disposizioni dell'esecutivo ma poi ha dovuto lo stesso chiudere. Matteo ha anche annunciato di voler ricorrere al Tar contro il decreto presidenziale e meditava di chiedere a Mattarella di commissariare Conte e creare una cabina di regia comune dell'emergenza tra governo e opposizione. Poi ci ha ripensato, valutando più opportuno limitarsi a sparare a palle incatenate contro il governo.

Diverso il ragionamento di Giorgia, che ha servito alla maggioranza una polpetta avvelenata: collaborazione nella gestione della pandemia ma con regole d'ingaggio chiare, ammissione del fallimento ed elezioni subito a epidemia finita. Proposta irricevibile per i giallorossi, che non sono dei geni, ma hanno rifiutato sdegnati. Il Covid infatti per Conte e soci è un'occasione per sostenere il governo e arrivare a fine legislatura. Allargare il tavolo a chi ha messo il dito nelle loro piaghe, sarebbe esiziale per i giallorossi, travolti dalla seconda ondata, che si sta abbattendo anche sulle Regioni da loro amministrate, e della quale pertanto non possono incolpare nessuno. La situazione è confusa e nessuno può prevederne gli sviluppi con certezza. Nel breve periodo, e si intende per questo le prossime due settimane, la curva dei contagi è destinata a salire. La Francia oggi è a 50mila nuovi positivi al giorno, noi potremmo arrivarci per metà novembre, visto che le misure del decreto presidenziale sono sceniche ma non efficaci, colpiscono chi non può difendersi senza incidere sui veri focolai. La Meloni a quel punto potrà rinfacciare alla maggioranza di aver rifiutato la sua offerta e portato l'Italia nel baratro, cosa che farà anche Salvini, al quale però conviene contenere i toni della protesta, perché altrimenti Conte e il Pd gli rinfacceranno che, seguendo le sue indicazioni, i contagiati sarebbero stati ancora di più.

 

 

Al centrodestra, che per dieci mesi causa Covid non ha potuto toccare palla, si aprono due strade, una enorme e libera, l'altra stretta e accidentata. La prima via è quella della critica pura e aggressiva, che tende a inchiodare l'esecutivo a tutte le sue colpe e a cavalcare la protesta delle categorie non protette. Essa ha una resa immediata, ma non porta molto lontano, specie se la situazione in Italia dovesse degenerare verso la violenza. Primo perché in Italia quelli che lavorano sodo e rischiano in proprio sono la minoranza, e quindi il bacino elettorale è limitato; secondo perché, se questo governo salterà sotto il peso della propria incompetenza e pressato dai diktat che l'Europa porrà per prestarci i 200 miliardi del Recovery Fund, il mazzo per il prossimo giro di carte non verrà dato a chi ha strepitato troppo ma a chi si è dimostrato affidabile e collaborativo. E questo sia che si vada a votare sia che si trovi la solita situazione all'italiana. La seconda via, di grande lavoro e sofferenza, passa per un lento accreditamento, prima verso le categorie colpite direttamente dal decreto presidenziale, poi presso tutti i soggetti economicamente in sofferenza, quindi nei riguardi delle istituzioni, nazionali e straniere. La critica al governo va fatta con la mano tesa di chi è pronto ad aiutare e deve parlare dei problemi concreti: la mancata assistenza agli anziani, la non predisposizione di un servizio di cura a domicilio, il collasso del sistema di tracciabilità appena i contagi hanno raggiunto un numero rilevante. Solo così quando, presto o tardi, Conte pagherà dazio per i propri errori, il centrodestra potrà ambire a prenderne il posto.

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