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Donald Trump sconfitto, per i sovranisti ora c'è una nuova sfida: abbattere il nemico Narcisismo

Andrea Cionci
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La sconfitta quasi certa di Trump segna la nuova sfida per i leader sovranisti: il terreno di scontro del futuro non sarà sui contenuti, (ormai ovvi), ma sulla forma. Il grande nemico da abbattere sarà il Narcisismo, un pifferaio che ipnotizza milioni di persone indirizzandole a sinistra persino contro i loro stessi interessi. Perché, infatti, l'elettorato democratico non ha apprezzato gli "zero tituli" di Trump alla voce "esportazione di democrazia"? E i buoni risultati sull'occupazione e gli altri temi cari al socialismo? Non si è ancora compreso a fondo il potere seduttivo dell'appartenere a una élite morale-estetico-intellettuale. Un esempio? I pro-immigrazione: non provano vera solidarietà umana - visto che non vale per i concittadini stuprati, mangiati, o presi a picconate - ma costoro comunicano un messaggio egoico subliminale: "Vivo in centro e il degrado delle periferie non mi tange. Appartengo alle classi dominanti e sposo il loro pensiero". Altra forma narcisistica, il dirittismo Lgbt: "Sono così evoluto che accetto ogni stravolgimento in materia familiare. Il mondo dei vecchi, coi suoi valori stantii, non mi appartiene, perché sono ancora giovane". Ci si potrebbe divertire a lungo individuando il vanesio sottotesto in ogni posizione "dem".

 

 

Quel certo senso di superiorità da laureati in Lettere e Filosofia è stato democratizzato e diffuso come un prodotto di consumo; così, in politica, ascoltare i bisogni della gente diventa un sintomo "tevvibilmente volgave", di vicinanza con gli zoticoni. I giovani poi, da millenni in cerca di una identità mai trovata, si strafanno di ideali chic a basso costo presi dal discount progressista: pace, ecologia, accoglienza, "amore" perché i valori tradizionali sono "da vecchi". Comunque, solleticando questa vanità medio-borghese, la sinistra occidentale raccoglie milioni di voti e colpisce l'avversario nel suo punto debole: la forma.

Trump è stato massacrato per le battutacce, le scivolate, le donnine, perfino per come tiene il bicchiere. La mano stretta a Kim Jong Un si è svuotata di significato quando Donald non ha raccolto la manina di Melania, scendendo dall'aereo. Bagattelle, certo, ma dagli effetti dirompenti: Biden adesso autorizzerà l'aborto al 9° mese e migliaia di bambini saranno fatti a pezzi per qualche gaffe di troppo. E il nostrano Salvini? E' stato messo in croce per come mangia le ciliegie, per le foto coi biscotti, le parolaccette, il Papeete, la felpa, il mohito, la panza etc. E ora siamo senza decreti sicurezza e la gente viene decapitata. (E la Meloni vola: nonostante qualche ruggito "Garbatella-style", è sempre a modino e lascia Matteo come parafulmine). I leader di destra sappiano che saranno inchiodati dall'"Internazionale narcisista" non sui fatti, ma sulle sciocchezze, sullo stile, sul linguaggio, sul bon ton a tavola, sul garbo con la moglie, in un grande, bigotto e pettegolo salotto di Versailles mediatico.

Il sovranismo italiano ha, quindi, urgente bisogno di panni nuovi, eleganti e fascinosi: occorre un nuovo, assertivo rigore, un orgoglio della serietà, una nuova estetica che trascenda i consueti, rassicuranti modelli nazional-popolari "pizza-Nutella-Tricolore" per competere con le seduzioni del radicalchicchismo. Si può essere vicini al popolo anche con signorilità: si ricordi don Enrico Berlinguer, nobile sardo e cavaliere ereditario. Si può dire la verità senza sbraitare, in giacca e cravatta, si può essere pro-vita senza fare i gagà con le ragazze. Conservare la Patria, l'Identità e la Famiglia dovrà figurare come l'obiettivo di una élite coraggiosa, integerrima e colta, depositaria di una missione alta come quella del restauratore, del filologo, o del chirurgo che opera e che salva. E il popolo percepirà questo prestigio.

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