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Filippo Facci contro Luciana Lamorgese: "Che fine hanno fatto i 70mila poliziotti? Basta dare la colpa agli italiani"

Filippo Facci
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L'Italia tutta rossa o grande zona arancione - lo decideranno - per ora è solo nera incazzata, e per una volta ha tutte le ragioni, è un popolo allo stremo fisico e psicologico ma che si sta dimostrando più lungimirante della classe dirigente che dovrebbe governarla. E siccome è improbabile che gli italiani abbiano attacchi di saggezza collettiva in questa grande cristalleria degli errori (dove basta respirare, anche con la mascherina, e crolla tutto) l'unico dato storico certo e scientifico è che gli italiani sbagliano, sì, ma molto meno del governo, ma non solo: sbagliano soprattutto per colpa del governo.

In uno stato normale e liberale - e per una volta non c'è da fare esterofilia, non c'è da tirare in ballo la Germania - i cittadini fanno banalmente quello che non è vietato, modalità che dal febbraio scorso è diventata davvero poco metaforica: quindi hanno cercato, in un crescendo drammatico di difficoltà, e stop and go, e schizofrenie normative ed errori ormai conclamati, di fare la vita di sempre: quindi lavorare, studiare, spostarsi dal lunedì al venerdì e nei weekend (perché tanti italiani possono solo nei weekend: e non perché amino nuotare nella bolgia) e quindi scendere in strada e nelle città e nei paesi e nei negozi e nei centri commerciali.

 

 

Dissero agli italiani di rimanere a casa? E loro rimasero a casa. Gli hanno detto che potevano uscire? E loro sono usciti. Bene: sabato potevano uscire, e loro sono usciti, l'hanno fatto a una manciata di giorni da Natale peraltro dovendo recuperare i giorni e i consumi che gli erano stati negati dal giochino idiota del semaforo giallo e arancione e rosso. Gli italiani non hanno fatto assembramenti: sono banalmente usciti nel penultimo fine settimane prima delle feste, e forse sono usciti ancora di più perché lo Stato ha scoraggiato economicamente gli acquisti online. In pratica è come se avessero detto che potevano entrare liberamente allo stadio per vedersi un derby (quello più importante, quello natalizio) salvo lamentarsi perché lo stadio poi si è riempito, che irresponsabili.

LA LAMORGESE DOV'ERA?
E allora, tu guarda: strano che siano usciti di casa oltretutto frastornati da una schizofrenia governativa che ha trasformato la scienza in pura opinione, strano che un potere legislativo si accorga che per far funzionare uno Stato serva anche il potere esecutivo e giudiziario, o per dirla male: signora Lamorgese, ma i poliziotti dove cazzo erano? I controlli dov' erano? Dov' erano ossia i 70mila poliziotti di cui aveva parlato la ministra dell'Interno? Forse erano tutti in borghese, mimetizzati da pacchi regalo o da cittadini normali, anche se è vero: i numeri ci sono, i controlli ci sono stati. Vediamo. Hanno fatto 80mila controlli (precisamente 80.285) solo nella giornata di sabato 12 dicembre, e da quanto dice il Viminale le sanzioni per violazioni varie sono state 1.058, di cui solo 15 per violazione della quarantena.

E i negozi, gli esercizi di questi cinici bottegai? Hanno controllato 14.712 attività commerciali e ne hanno sanzionate 62, con solo 32 esercizi abusivi. Accadeva sabato. Per domenica, giornata di grandi polemiche per grandi assembramenti, mentre scriviamo, il Viminale non ha ancora comunicato un tubo, niente dati: ma c'è da capirli, saranno usciti, ci sono i regali da comprare in attesa di nuove strette colorate. Insomma, morale: è stato il weekend più normale e prevedibile possibile. È stato un weekend prevedibile dove niente di ciò che è normalmente accaduto era stato vietato od ostacolato o sconsigliato. Sapevano che sarebbe piovuto, ma non l'hanno detto, e non hanno neanche detto di portare l'ombrello: che almeno non rompano i coglioni.

Che almeno evitino di citare la Germania come riferimento per tornare a chiudere tutto: la Germania è la Germania, ha altri numeri, altri morti, altra urbanizzazione sul territorio, altre attrezzature mediche, altri veri «ristori» per i lavoratori danneggiati, altre vacanze più lunghe, soprattutto altri commissari per il virus e altri capi di governo: non è gente pescata a caso e confermata sulla base di pura demerito-crazia, è gente - tipo la signora Merkel - che annuncia le cose una volta e poi le attua. Non tentenna, non ciondola, non temporeggia, non tergiversa, non esita, soprattutto non prende decisioni da attuarsi 15 giorni dopo, quando la situazione, magari - togliere il magari - sarà completamente cambiata. Cogliere l'attimo: per Giuseppe Conte è il demonio in persona, è il simbolo del coraggio e del decisionismo che la natura non gli ha dato.

INCERTEZZA CONTINUA
Dopodiché è inutile che il sedicente premier si circondi di nutritissimi «comitati» che moltiplicano solo le opinioni rispetto ai pochi fatti, mentre un penoso ministro degli Esteri (da lui intesi come fuori Napoli) scrive boriosamente che «A Natale e Capodanno permetteremo ai cittadini di spostarsi tra i piccoli comuni». Un capo di governo non lascia che il presidente del Consiglio di Sanità parli di «portare la mascherina anche dentro casa» per i convivi festivi. Non lascia noi in questa eterna incertezza e sfiducia assolute. Non preannuncia apocalissi per espiare peccati compiuti dall'alto. Non lascia che uno Stato cialtrone detti regole che poi è il primo a non rispettare (nei trasporti e in molti assembramenti, per esempio). Non minaccia di punire nel privato svaccando clamorosamente nel pubblico. Non chiede esempi che non è in grado di dare a un popolo che non è per niente di santi, ma che, da quasi un anno, mette la mascherina quando finalmente la vendono, e la porta sempre con sé, si sbianca le mani a forza di nettarle, passa la giornata col metro in mano a distanziare tavoli e sorvegliare chi va al cesso, non vede la madre o il padre da mesi, matura una psicosi da assembramento e da asocialità, annulla l'ennesima serata o vacanza, viene invitato a uscire e poi viene minacciato per averlo fatto, viene sballottato da governanti ignoranti con la faccia intontita, ma truce, seriosa, preoccupata. Non siamo per niente un popolo di santi: sono loro che sono peggio.

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