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Roberto Formigoni a Giuseppe Conte: riciclare i piani di Mario Monti per sfruttare i fondi europei

Roberto Formigoni
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No, caro Conte, così non va. Puoi pure bearti del fatto che la gran parte di stampa radio e tv sono prostrate ai tuoi piedi - anche perché alle conferenze stampa non permettono ai giornalisti di rivolgerti domande scomode - puoi pure compiacerti del consenso che un popolo spaventato sembra riservarti -una "lista Conte" è quotata al 20% in caso di elezioni- ma sai bene anche tu che sono consensi effimeri, destinati a svanire non appena la pandemia comincerà a mollare e la grande paura sarà passata. Nel frattempo le cose non vanno affatto bene.

Esaminiamo due capitoli, tra i tanti. Anzitutto la manovra finanziaria di fine anno, approvata in extremis l'ultimo giorno utile, strangolando il dibattito in Senato in meno di 24 ore, con l'ennesimo voto di fiducia e con la correzione di un errore colossale tramite un decreto legge che è stato reso possibile per la benevola segnalazione di un senatore di opposizione, altrimenti i percettori degli 80 euro di Renzi si sarebbero visti dimezzare l'importo. Si tratta di una manovra di 40 miliardi di euro, il doppio degli anni precedenti, soldi da spendere bene, per il rilancio dell'economia. E invece non lo si è destinato bene questo denaro, lo si è disperso in mille voci, mille mance e mille bonus. Ma i bonus e le mance non generano lavoro, né generano innovazione o nuove attività, e non ovviano nemmeno l'enorme calo di fatturato in cui tante aziende stanno affogando.

 

MILLE MANCE
Non è insomma, per nulla, una manovra espansiva, che è ciò di cui avremmo bisogno. E quel che è drammatico è che non risolve nemmeno i problemi delle categorie più in sofferenza, tant' è vero che in gennaio il governo dovrà varare un nuovo decreto, il Ristori 5, per venire incontro alle persone e alle aziende più colpite dalla chiusura delle attività in questi mesi. A fine marzo scadrà il divieto di licenziamento, e c'è da sperare che non venga rinnovato perché sarebbe la fine definitiva per migliaia di attività produttive. Ma questo produrrà un altro mezzo milione di disoccupati, a cui bisogna far fronte: quali provvedimenti, che tipo di welfare sarà approntato?

Nella finanziaria non c'è un'idea su tutto questo, il governo brancola nel buio. Analogo discorso vale per le aziende, che non hanno i soldi per pagare le tasse, è necessaria una tregua fiscale ma nulla di ciò è allo studio. Serve meno Stato, non più Stato nell'economia, ma questo è il governo più a sinistra della storia e non lo capisce: spende e spande per nazionalizzare Alitalia, Ilva, Autostrade... E invece dovrebbe concentrarsi sulla lotta al Covid e sulla sanità, e lasciare le imprese libere per rinascere senza essere gravate da tasse insostenibili. Al contrario, le tasse rimangono, e sulla sanità gli stanziamenti sono un quarto del necessario, ma il governo continua a rifiutare i 37 miliardi del Mes.

 

MANCANZA DI VISIONE
Secondo capitolo della via crucis, il Recovery plan, i 209 miliardi stanziati per noi dall'Europa su cui dobbiamo presentare a breve i piani di utilizzo. Il governo ha elaborato 52 progetti, ma la valutazione degli esperti che li hanno esaminati è impietosa: mancano di visione strategica, di riforme, di ricadute sociali ed economiche positive. Si tratta perlopiù di vecchi progetti rimodernati, provenienti dai cassetti delle amministrazioni centrali e periferiche. La Commissione europea chiede invece, a ragione, che i piani siano nuovi, accompagnati da riforme, soprattutto riforme strutturali. Per esempio, nel campo della digitalizzazione i progetti sembrano riemersi dai tempi dell'Agenda di Mario Monti, 8 anni fa: fascicolo elettronico, identità digitale, anagrafe.

Obiettivi condivisibili ma vecchi, anche perché il rischio è di utilizzare i fondi per assunzioni senza specializzazione, che non migliorerebbero in nulla la nostra amministrazione. Stessa musica per quanto riguarda infrastrutture e trasporti. Non basta stanziare miliardi per rinnovare le flotte delle aziende di traporto pubblico. L'Europa giustamente si attende che vengano stabilite per legge procedure di gara, così da avere concorrenza e quindi aumento di efficienza e diminuzione dei prezzi. Ma la parola concorrenza è fumo negli occhi per questo governo, solo la Lombardia la introdusse negli anni 2000 per tutti i servizi pubblici. Anche il commissario europeo Gentiloni, che pure è del Pd, ha bacchettato il governo per i progetti non adeguati. Insomma, caro Conte, è ora di svegliarsi, i miliardi del Recovery sono l'utima spiaggia! Se non li usiamo bene, dietro l'angolo c'è solo la nostra rovina.

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