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Giuseppe Conte? Peggio di lui solo "la pattuglia di analfabeti" che lo ha messo a Palazzo Chigi

Iuri Maria Prado
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Un Paese tanto abituato a raccontarsi bugie rinnegherà di essersi affidato a una pattuglia di analfabeti capitanata da un disinvolto bellimbusto che non ha fatto ridere il mondo intero solo perché nessuno si fila questa scalcagnata Nazione. E ci racconteremo (ci racconteranno) che quell'avvocato dal curriculum rigonfio di cose improbabili è piombato imprevedibilmente e per forza propria nelle stanze del potere italiano, trasformandole chissà come e chissà perché nel palcoscenico dello svacco istituzionale e del disastro amministrativo di cui solo ora qualcuno fa le mostre di accorgersi. Ma non è questa la storia, perché la causa dell'accreditamento al potere di Conte e del grillismo che l'ha espresso risiede esattamente dove ora fioriscono le intempestive manifestazioni critiche, i giudiziosi moniti sull'inadeguatezza di questo signore censurata solo oggi: mentre dura identica da quando le piazze del vaffanculo, con il conforto della stampa coi fiocchi che ne reiterava gli strilli, promettevano l'onestà al potere contrapponendola all'ignominia della politica marcia.

 

 

Che il governo, nella prima fase dell'emergenza, stesse "facendo bene", per quella stampa e per le televisioni uniformate non era neppure un'opinione onestamente largheggiante: era una verità di Stato, con ogni sproposito gestionale presentato come il mezzo inevitabile e saggio tramite il quale si sarebbe affermato, diffondendosi presso i popoli nell'attesa di imitarci, l'invidiato modello italiano. Non bisognava essere mostri di scienza per capire che, al contrario, il governo non stava facendo bene proprio per nulla, e che proprio la dissennata gestione della cosiddetta prima fase stava preparando il tracollo di poi: quello di cui oggi ci si lamenta con il ricorso all'ennesima bugia e cioè nascondendo che a esserne autore è meno l'avvocato del popolo che il suo mandante, il sistema dell'informazione maggioritaria che l'ha lasciato sgovernare.

Se lasci dilagare il primo Dpcm illegale non puoi alzare il sopracciglio perché ne seguono altri trenta non più insensati e non più illegittimi. Se in nome della salute pubblica accetti la prima serrata parlamentare non affetti sensibilità istituzionale quando constati l'inevitabile, e cioè che il potere legislativo è mandato in desuetudine ed è sostituito da quello personale e arbitrario dei pieni poteri che vanno bene giusto perché a garantirne il profilo democratico è la faccia bonacciona del fratello di Montalbano. E se assisti senza dir nulla, proprio nella prima fase in cui il governo "sta facendo bene", al calmiere sulle mascherine, alla distribuzione dei bouquet di bonus, all'alimentazione dell'economia parassitaria dei redditi da divano, alle devoluzioni stataliste nelle voragini delle imprese stracotte, allora non hai troppe carte in regola per rilasciare pensose perplessità sull'attrezzatura di una classe politica - chiamiamola così - che ha semplicemente fatto quel che diceva di voler fare e ha continuato a fare quel che ha sempre fatto. Giuseppe Conte, lì, ce l'hanno messo in tanti. E non pochi tra quei tanti sono quelli che oggi ne raccontano l'inettitudine.

 

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