Cerca
Cerca
+

Mario Draghi, l'effetto del collasso della politica italiana: ma dopo di lui, cosa accadrà?

Esplora:

  • a
  • a
  • a

Mario Draghi non è la causa ma l'effetto del drammatico collasso della Politica dovuto ad una crisi di sistema che si trascina da oltre trent' anni. Il mandato ricevuto dal presidente della Repubblica è chiaro, ma chiaramente legato alle contingenze: debellare il virus, sviluppare l'economia, scrivere e avviare le riforme del Recovery Plan. Sostenere lealmente il governo di Salvezza nazionale in via di formazione non è una scelta politica, è un dovere istituzionale. Ma poi? Poi, ci ritroveremo da capo. Avremo salvato l'Italia che affoga, non avremo imparato a nuotare. È già successo, succederà ancora. In un mondo globalizzato e privo di ordine geopolitico, succederà ancora che il Paese debba improvvisamente fronteggiare problemi enormi e inediti, e che il governo in carica appaia spaventosamente inadeguato. Si spera solo che continui a succedere anche che un uomo della Provvidenza prenda in pugno la situazione.

 

Ma non è detto: la prossima volta potrebbe non arrivare nessuno, o nessuno benintenzionato. È per questo che sarebbe un errore limitare l'azione del governo Draghi, e soprattutto quella del Parlamento che lo sosterrà, ai soli problemi congiunturali trascurando i problemi strutturali che ne sono la causa. Ovvero: la forma di governo, il bicameralismo paritario, l'efficacia e la qualità del processo legislativo, il rapporto Stato-regioni, la formazione della classe dirigente, il "metodo democratico" interno ai partiti, la riforma della Pubblica amministrazione... Cose di cui parliamo da quasi quarant' anni. Invano.

 

Con Mario Draghi inizia una fase nuova. Una fase di doverosa concordia nazionale. Quanto di più lontano dal nostro carattere nazionale, oltre che dal carattere di più d'uno tra i leader politici coinvolti. Non è perciò detto che duri. Non è detto che il Tricolore sostituirà a lungo le insegne di partito e che l'interesse nazionale prevarrà nel tempo sugli interessi delle botteghe politiche. Non provare a metter mano alle storture del sistema istituzionale e amministrativo sarebbe colpevole, non farlo a tambur battente sarebbe ingenuo. Il combinato disposto tra un premier forte destinato a non scendere in campo ma, forse, a salire al vertice dello Stato, una politica debole in cerca di legittimazione e un'Europa stufa dalla nostra cronica instabilità potrebbe giovare. Se, oggi, invidiamo la solidità dello Stato francese è perché ieri un uomo della Provvidenza gli diede forma col fango della Quarta Repubblica, e poi, volontariamente, abbandonò il campo da gioco per prender posto nella Storia. Se i partiti lo consentiranno, Mario Draghi potrebbe essere il nostro Charles De Gaulle. E se accadrà avremo finalmente imparato a nuotare.

 

Dai blog