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Condono fiscale? Chi lo demonizza vuole fregarti: la vera infamia è il peso delle tasse

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Iuri Maria Prado
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Ieri il fratello di Montalbano (se dici "il segretario del Pd" non capisce nessuno) ha detto che con Draghi sono d'accordo nel respingere «la cultura del condono». Ma occorrerebbe intendersi, sulla presunta inciviltà dei condoni. Perché non c'è solo l'ecomostro che devasta una costiera meravigliosa o la fungaia di baracche sul declivio di un vulcano. C'è anche il mezzo villino ereditato con la finestra irregolare o il pollaio col cancello imperfetto: che sono cose poco ordinate ma non attentano alla pubblica sicurezza né davvero compromettono la scena generale del Paese, eppure ti inchiodano a oneri e ti sottopongono a un calvario sanzionatorio che manco fossi un serial killer. E con le tasse non è diverso. Perché perlopiù non si tratta dell'evasore totale che vive da nababbo sulla pelle di quelli invece adempienti: si tratta anche di gente che ha omesso di pagare qualcosa per non chiudere bottega, il che è a sua volta un illecito ma non esattamente comparabile.

 

 

Quando si strilla contro l'ignominia del condono si dimentica l'infamia del peso fiscale al quale siamo sottoposti, ed è un po' come indignarsi per il provvedimento che libera gli schiavi dalle catene. catene spezzate Certo, si potrà obiettare che sarebbe meglio rivedere il sistema fiscale, rendendolo più giusto, anziché mantenerlo tale e quale salvo poi andare di condono quando occorre far cassa, anche perché è verissimo che quelli che invece hanno sempre pagato tutto hanno buon motivo di incazzarsi vedendo che conviene evadere nell'attesa della legge che te la fa fare franca.

 

 

 

Ma è l'obiezione figlia di una visione del tutto miope, che non destituisce di un pizzico di verità l'osservazione più profonda: e cioè che il condono incide molto spesso su un'ingiustizia, e che a opporvisi non è chi vuole imporre giustizia al condonato ma chi invece vuole imporre a tutti la stessa ingiustizia. Dovrebbero preoccuparsi del condono eterno di cui gode lo Stato quando (sempre) ammazza la gente di tasse e adempimenti ingiusti.

 

 

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