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Paolo Becchi e il piano di Beppe Grillo per tenere in vita il M5s: "Trasformazione verde"

Paolo Becchi - Giuseppe Palma
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Grillo ha chiesto a Draghi un super-ministero per la transizione ecologica. Lo ha ottenuto e il M5S entra in maggioranza. Il voto di ieri è stata solo una mera formalità. Ma cosa è successo di veramente importante in questi giorni per i pentastellati? Grillo ha di nuovo rubato la scena ed ha lasciato il segno. Ha capito che il MoVimento, una volta diventato forza di governo, non aveva più una visione e stava messo molto male, e gliene ha dato una di visione, in coerenza con tutta la sua storia. Parliamo solo di quella recentissima. Già qualche anno fa il MoVimento aveva presentato un documento sull'ambiente di ben 180 pagine, poi riassunto nel programma elettorale per le elezioni politiche del 2018 nel paragrafo "Green Economy: Italia 100% rinnovabile", comprendente 4 punti: 200mila posti di lavoro da economia del riciclo rifiuti; 17mila nuovi posti di lavoro per ogni miliardo di euro investito nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica; uscita dal petrolio entro il 2050 e un milione di auto elettriche.

 

 

 

Grillo ne parlava fino all'anno scorso nei suoi monologhi ed è tornato a parlarne ora, dopo le consultazioni con Draghi. Ha capito che il MoVimento può salvarsi solo a una condizione: trasformarsi in partito ecologista. Dopo quasi tre anni passati al governo in balìa degli eventi, Grillo ha deciso di trasformare la sua creatura da un movimento anti-sistema, il movimento dei vaffa, ad un partito "green", ben collocato nel sistema, in linea con quello che accade in altri Paesi. In Germania, ad esempio, alle ultime elezioni politiche del 2017 i Grünen hanno ottenuto quasi quattro milioni di voti superando l'8%, oltre un milione di voti in più rispetto al 2005. E anche nel Parlamento europeo gli ambientalisti sono molto forti. I partiti cosiddetti ambientalisti, che fino a qualche anno fa avevano in Italia percentuali da prefisso telefonico, rappresentano oggi un punto di attrazione per un bacino elettorale tutto da esplorare, soprattutto in quella fetta di elettorato particolarmente sensibile ai mutamenti globali in corso.

Energie rinnovabili, cambiamenti climatici, biodiversità, sviluppo sostenibile, mobilità elettrica, smaltimento dei rifiuti, smart-working, etc. Insomma, rispetto al passato dei vari Pecoraro Scanio e simili, oggi il tema dell'ambientalismo fa molta presa sull'elettorato. Grillo ha deciso di occupare questo posto ed è attrezzato per farlo. piatto ricco... Resta il problema della conversione industriale, che non si fa in pochi anni e richiede massicci interventi pluriennali economico-programmatici, ma è proprio questo il dato di fatto saliente. Un MoVimento a trazione ecologista si propone come contenitore politico in grado di gestire i 74,3 miliardi del Recovery Plan destinati al tema dell'ambiente e della transizione ecologica.

 

 

 

È anche per questo che l'Elevato ha proposto a Draghi il super-ministero verde: "piatto ricco mi ci ficco". Se fino a qualche settimana fa il MoVimento aveva assunto le sembianze di una costola minoritaria del Pd nell'alleanza di centrosinistra, oggi si propone come partito ecologista con una visione di lungo periodo, che se la può giocare in termini di consensi col Pd nell'area progressista. Un Pd che pare senz' anima, mentre il M5s ne ha trovato una. Dalla crisi del welfare state alla welfare society, passando attraverso un nuovo sviluppo economico ecosostenibile. Non solo, il "green" - non dimentichiamolo - è trasversale, può essere tanto di sinistra quanto di destra. Insomma, può essere che il voto degli iscritti faccia emergere qualche mal di pancia, ma Grillo, gliene va dato atto, ha offerto una prospettiva realistica e che ha un futuro ad un partito che stava rischiando l'estinzione.

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