Cerca
Logo
Cerca
+

Matteo Salvini a Libero: "Immigrazione, reddito M5s e scuola. Ecco cosa chiedo a Mario Draghi"

Pietro Senaldi
  • a
  • a
  • a

A giochi fatti, con la squadra di governo ultimata e dopo le scelte di Draghi sul drappello di uomini delle istituzioni chiamati a portare il Paese fuori dall'emergenza Covid, che proprio in questi giorni compie un anno, Matteo Salvini sceglie Libero per spiegare le ragioni della scelta di sostenere Draghi. Non un ripensamento dei principi della Lega, ma la necessità di partecipare alla ricostruzione del Paese dopo i disastri giallorossi.

Mi spieghi la svolta governista: qual è il ruolo della Lega nel governo Draghi e cosa è cambiato nel programma politico della Lega?

«Abbiamo fatto una scelta d'amore, abbiamo messo il bene dell'Italia davanti all'interesse di partito. Col governo Draghi in pochi giorni abbiamo sostituito Arcuri e rinnovato i vertici di Protezione Civile e Polizia, stiamo lavorando notte e giorno a un piano vaccinale finalmente serio, guardando anche all'estero, stiamo correndo su rimborsi e indennizzi attesi dalle imprese da mesi, contiamo di dare quanto dovuto a tre milioni di Partite Iva e autonomi entro aprile. E se pensiamo alla rottamazione di 65 milioni di cartelle esattoriali, con la cancellazione di quelle fino a 5.000 euro dal 2000 al 2015, per essere solo l'inizio direi niente male».

Il governo allargato sta spaccando grillini e Pd. Rompere con M5S fu un modo per dare ascolto a una parte del partito e dell'elettorato leghista, diventati insofferenti ai grillini. Tornare al governo risponde alla stessa logica e al fatto che l'opposizione cominciava a pesarvi?

«La Lega non aveva bisogno di ricompattarsi perché non si è mai spaccata. Il governo con i Cinquestelle aveva perso slancio per i troppi No, e quindi per serietà avevamo scelto di interrompere quell'esperienza rinunciando a potere e poltrone. Ora è una situazione diversa, c'è da salvare il Paese e non potevamo lasciare il futuro dei nostri figli agli stessi partiti che avevano fallito. Ha notato che non si parla più di Azzolina, Bonafede, Arcuri e compagni? Quanto al Pd, spero che i suoi problemi non rallentino il cambiamento che il governo vuole».

Il nuovo governo ha portato più chiarezza nella gestione della pandemia ma la tendenza è alla centralizzazione a discapito delle Regioni: giusto così o gli enti locali pagano la strategia del Conte bis, che scaricava su di loro i propri errori?

«Per un anno sindaci e governatori sono stati ignorati o attaccati da un governo centrale che cercava di scaricare su altri i propri errori. In questi giorni il rapporto con le comunità è tornato ad essere costante, un buon segnale per un'Italia che ha nei suoi 8.000 sindaci una risorsa preziosa, da coinvolgere anche sull'utilizzo dei fondi europei e da tutelare da incursioni giudiziarie nel nome di "abusi di ufficio" quasi sempre inesistenti. Autonomia e sussidiarietà sono valori da rafforzare».

I suoi critici dicono: Salvini da anti europeista a europeista in 36 ore: cosa risponde?

«Qualcuno mi critica sempre e comunque, la cosa non mi tocca. Il nostro obiettivo è portare più Italia in Europa e far valere la nostra voce a Bruxelles, non altro. Sui vaccini, Draghi ha deciso di difendere l'interesse nazionale bloccando l'esportazione all'estero delle dosi. Sovranismo? Buonsenso direi. Con il governo precedente, invece, l'Italia regalava mascherine e ossigeno alla Cina per poi ritrovarsi senza scorte davanti al virus. Difendere agricoltori e pescatori italiani, e il cibo naturale contro il cibo da laboratorio, da imposizioni assurde come la genialata del "semaforo", è una battaglia vitale. Difendere spiagge e mercati dalla svendita prevista dalla direttiva Bolkestein è vitale. Difendere sicurezza e confini anche. Saremo noi a cambiare l'Europa, non il contrario».

La pandemia era una grande occasione per l'Europa per dimostrare la propria utilità ma in realtà ne ha rilevato l'inadeguatezza. Perfino il governo tedesco della Merkel ha parlato di disastro della Von der Leyen: come si spiega l'euroflop? La Commissione dovrebbe liquidare la Von der Leyen?

«Troppi errori e troppi ritardi, mi limito a rilevare che ora a criticare Bruxelles non sono soltanto i pericolosi sovranisti. Ci vuole più potere per il Parlamento Europeo, unica istituzione eletta, e meno per burocrati ed oscuri funzionari».

 

 

 

La lotta alla pandemia è stata la vittoria di Cina, Giappone, Australia, Norvegia. La disfida dei vaccini è stata la vittoria di Putin, Israele, Gran Bretagna, Usa: come mai i Paesi sovranisti hanno risposto meglio dell'Europa e cosa risponde a chi critica i suoi incontri bilaterali con ambasciatori stranieri e istituzioni internazionali?

«A me interessa il risultato, mi interessa la salute degli italiani. Ho incontrato e contattato diplomatici e politici di diversi Paesi del mondo che vogliono aiutare l'Italia, è forse un reato? Da leader del primo partito italiano è mio dovere impegnarmi al massimo per aiutare il mio Paese. Austria, Danimarca, Ungheria, Francia, Slovacchia, Repubblica Ceca e altri governi cercano e trovano vaccini oltre Bruxelles, e fanno solo bene. Comprare all'estero e produrre in Italia per essere autosufficienti, questo è l'obiettivo».

A chi dà le principali colpe dell'attuale carenza di vaccini: all'Europa, all'Agenzia del Farmaco, al precedente governo? E come possiamo sopperire a questa carenza?

«Non mi interessa dare colpe, ma mi preme trovare soluzioni: il ministro leghista Giorgetti fa benissimo a lavorare per rafforzare il piano Ue sui vaccini e per produrre il siero in Italia. È giusto e doveroso anche recuperare più dosi possibili dall'estero. Il governo sta lavorando in questa direzione. Se a Bruxelles si danno una mossa nell'autorizzazione di farmaci che servono, gliene saremmo grati».

Al governo eravate saliti, all'opposizione avete perso: crede che sostenere Draghi vi porterà consensi, visto che peraltro la sinistra non potrà più attaccarla con il ritornello della Lega fascista e autoritaria?

«Non abbiamo scelto Draghi per il consenso o per interesse di partito, anzi: sicuramente sarebbe stato più comodo rimanere all'opposizione, lamentarsi e protestare, in attesa di governare. Ma che Italia avremmo ereditato? Quanti danni sarebbero stati fatti? La Lega al governo è garanzia di serietà, concretezza, aiuto vero a famiglie e imprese».

Cosa pensa della decisione della Meloni di non sostenere il governo: è un bene per il centrodestra avere un piede dentro e uno fuori?

«Rispetto le scelte di tutti, ma secondo me è stato un errore. Se anche loro fossero entrati al governo, il centrodestra sarebbe ancora più forte rispetto a Pd e 5Stelle, e insieme avremmo contato e inciso ancora di più. In un momento di emergenza, come accadde nel 1945, tutti dovrebbero unirsi per aiutare a ricostruire l'Italia, nessuno escluso».

 

Il Pd aveva posto il veto su sottosegretari leghisti al Viminale, dove però ora c'è Molteni, che era il vice anche quando lei era all'Interno: significa che sarà ripresa la sua linea politica in materia di lotta all'immigrazione clandestina?

«I confini italiani sono confini europei. Da inizio anno, nonostante il Covid, sono già sbarcati 5.000 clandestini, di questo passo il 2021 sarà un anno terribile e non possiamo permettercelo. A normative vigenti, è possibile controllare meglio i nostri confini come fanno da tempo altri paesi europei come Germania, Spagna, Francia, Malta, Slovenia. Conto di parlarne al più presto con il presidente Draghi e con il ministro Lamorgese. Facciamo come tutti gli altri Paesi europei, volere è potere».

Il suo tour processuale per difendersi dalle incriminazioni per gli sbarchi negati si sta rivelando un giro d'onore: un autogol di M5S o il frutto della sua conversione governista?

«Resto convinto di aver fatto il mio dovere di ministro dell'Interno: difendere i confini dell'Italia, diminuendo morti, feriti e dispersi nel Mediterraneo credo sia un merito e non un reato. Non chiedo medaglie, ma neanche 15 anni di carcere!»

La Lega ha il solo ministero economico di peso lasciato da Draghi alla politica e un importante sottosegretario all'Economia: che politica farete e cosa ne sarà di reddito grillino e Quota 100?

«Nessuna tassa in più, ma anzi una sforbiciata alle imposte, a partire dall'Irpef. Questo è garantito. Ora stiamo lavorando per la rottamazione delle cartelle sotto i 5mila euro: non un favore ai grandi evasori ma un aiuto a famiglie e imprese che hanno bisogno di tornare a vivere e lavorare. Sulla scarsa efficacia del reddito di cittadinanza i numeri sono evidenti, mentre grazie a Quota 100, oltre 300mila lavoratrici e lavoratori, soprattutto del settore privato, hanno raggiunto la meritata pensione, aprendo le porte e migliaia di lavoratori più giovani. Rinnovarla per tutto il 2022 sarebbe a costo zero, visti i risparmi fatti».

A gennaio avete cambiato molto in Regione Lombardia: un anno dopo, ha capito cosa è successo e se la Lombardia è stata attaccata perché è il simbolo della Lega di Salvini o c'erano delle ragioni oggettive?

«La Lombardia è stata infangata da un attacco politico e mediatico vergognoso e senza precedenti. Grazie al cielo, il tempo è galantuomo e molti di quelli che avevano contribuito ad attaccare la Regione più martoriata dal virus hanno fatto le valigie. Criticavano e attaccavano l'Ospedale in Fiera di Milano, costruito a tempi di record con soli fondi privati. Oggi, se lei va a visitarlo, troverà (purtroppo) quasi tutti i letti occupati. Avevamo ragione noi o i criticoni di professione?»

Una delle ragioni della crescita della Lega è stata la sua esplosione al Sud. Ora pare che lei ci stia dedicando meno attenzione, eppure la pandemia potrebbe dare il colpo di grazia al Meridione: ha in serbo qualcosa per il Sud?

«Lunedì ero a Cagliari, martedì ho incontrato il governatore calabrese, mercoledì ho fatto il punto coi consiglieri di Campania e Puglia, ho incontrato il sindaco di Foggia e alcuni consiglieri di municipio di Roma, venerdì ero a Catania. Le basta? Vogliamo usare bene i fondi europei, pensi al Ponte sullo Stretto che sarebbe il simbolo della rinascita del Sud e di tutta Italia, come lo è stato il nuovo Ponte di Genova. Dall'alta velocità ferroviaria al rinnovo della Statale Jonica 106, dall'ammodernamento della rete ferroviaria all'investimento sui porti: sono in costante contatto con sindaci e governatori del Sud, l'Italia può e deve ripartire dal lavoro».

Lei ha una figlia alle elementari e un figlio al liceo: cosa pensa della chiusura delle elementari, che a ottobre, con più morti e contagiati sono restate aperte, e ciononostante i contagi sono diminuiti? E cosa pensa dei ragazzi che non ce la fanno più a seguire le regole, bivaccano davanti a scuola e hanno fatto ripartire il virus, obbligando i fratelli minori alla Dad a un'età in cui la Dad non serve a nulla?

«Li capisco, e lavoro per tornare alla vita e alla normalità il prima possibile. La Dad (con tutto il rispetto per gli sforzi di insegnanti e studenti) non è la stessa cosa della vera scuola, spero che da aprile si possa tornare sui banchi, in palestra, in corridoio. Ora bisogna fare di tutto per spegnere il Virus, ma non dobbiamo spegnere cervelli e speranze dei nostri figli. Certo, se invece di perdere mesi di tempo e milioni di euro correndo dietro ai banchi a rotelle, il vecchio governo avesse potenziato i trasporti pubblici, stabilizzato i docenti precari, ammordernato gli edifici scolastici e ascoltato di più famiglie e studenti, oggi staremo meglio. Amen, non vivo di critiche o rimpianti, lavoriamo per migliorare il futuro del nostro straordinario Paese».

 

Dai blog