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Vittorio Feltri, brutale sfogo in difesa di Silvio Berlusconi: "Sco*** di gruppo oppure in coppia?", la verità che non vi raccontano

Vittorio Feltri
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Per favore, giù le mani da Silvio Berlusconi. Sono trascorsi quasi trent' anni dalla discesa in politica del Dottore e siamo ancora qui a leggere dei suoi processi dovuti a questioni per noi assurde. Mi dicono che egli sia ancora alle prese con la causa Ruby, una ragazza che spesso era ospite ad Arcore pur non avendo ancora compiuto 18 anni, benché nè dimostrasse 25. Non ho ancora ben capito in che cosa consistano le accuse verso il grande imprenditore. Ma è un fatto che egli sia tuttora costretto a difendersi come si trattasse di un criminale, mentre posso testimoniare che l'uomo è sempre stato di una correttezza assoluta. Mi risulta che lo vogliano incastrare perché con le donne con cui si accompagnava era generoso: le aiutava anche economicamente, ma senza esagerare. Se i ricchi non fossero capaci di amministrarsi oculatamente non sarebbero ricchi.

 

 

 

 

So che a Villa San Martino periodicamente si organizzavano cene. Attorno al tavolo sedevano una ventina di persone composte, mangiavano le solite cose, lo dico perché io c'ero e posso testimoniare: pasta tricolore, rosso pomodoro, verde pesto e bianca. Cucina patriottica. Il secondo non me lo ricordo perché non lo mangiavo: ero già inappetente. Mentre le posate entravano in azione, i commensali venivano allietati dalla musica partenopea di Apicella e di un altro il cui nome mi sfugge. Ebbene, non ho mai visto nessuno che si sia tolto le mutande, cosa che se fosse avvenuta non mi sarebbe mai uscita di mente. Se c'era una particolarità memorabile di quelle sedute gastronomiche era la lunghezza: non finivano mai. Talora Berlusconi intonava una canzone composta da lui o mutuata dal repertorio francese.

 

 

 

 

Alle ore 23 quasi tutti i convenuti, io compreso, se ne andavano. Mai assistito a sc***te di gruppo e neppure di coppia. Quand'anche fossero avvenute non mi sarei scandalizzato, ognuno di noi fa ciò che gli garba. Non ho capito perché Silvio sia stato perseguitato dalla giustizia per questioni sessuali dubbie a cui nessuno ha mai assistito. Incomprensibile. Ridicolo. Ma questo è niente, perché qualche giovinetta può aver approfittato della situazione per portare a casa qualche euro. Altro mi stupisce. Se mi passate il termine, i due orchestrali so che non venivano retribuiti per le prestazioni professionali, erano semplici ospiti a cui il padrone di casa riconosceva una specie di rimborso spese per via della trasferta, vitto e alloggio. Adesso scopro che l'ex presidente del Consiglio, l'ultimo eletto dal popolo, è indagato anche per aver corrisposto ad Apicella e al collega un piccolo compenso risarcitorio. Si dà il caso che il Cavaliere debba difendersi in tribunale anche a causa della sua generosità, anzi signorilità. Se poi teniamo conto che egli ha subito una umiliante condanna anche per una vicenda che lo vedeva estraneo, ovvero una sorta di evasione fiscale della impresa di cui non era responsabile, facendo il politico e non più il dirigente di azienda, c'è da trasecolare.

Ma c'è poco da fare: in Italia la giustizia non funziona, lo dimostrano i 30mila detenuti innocenti risarciti dallo Stato, coi nostri soldi, mentre le persecuzioni sono all'ordine del giorno. Io sono stato querelato dal giudice Esposito della Cassazione, che condannò il Berlusca, per un articolo uscito sul sito di Libero da me non scritto. Questo per dire come gira la giostra. Ogni tanto dalla procura di Milano ricevo avvisi di garanzia dato che mi scambia per direttore responsabile quando non lo sono. Pertanto non mi meraviglio che Silvio, ben più importante di me, venga gettato nel tritacarne giudiziario per autentiche scemenze che gridano vendetta. Però non bisogna esagerare. La si smetta di torturare un signore di 84 anni che all'Italia ha fatto solo del bene, evitando che i comunisti si impossessassero del Palazzo. Personalmente a Silvio devo solo gratitudine, come tanti connazionali. Egli se non altro merita di essere lasciato in pace. È un padre della patria e non della corruzione.

 

 

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