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Paolo Becchi, attacco frontale al governo: "Caselli chiusi per i manifestanti, porti aperti per gli immigrati"

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"Chiudere i caselli stradali per bloccare cittadini italiani e aprire i porti per i clandestini?". La rabbia di Paolo Becchi è più che comprensibile. In un momento in cui tutto il Paese deve fare i conti con il coronavirus e le restrizioni che ne conseguono, ecco che dal mare gli arrivi sono all'ordine del giorno e incessanti. Tanto che la firma del Libero in un cinguettio al vetriolo si chiede se "il virus vi è entrato nel cervello". L'Ansa infatti parla di "controlli delle forze dell'ordine ai caselli autostradali della Capitale e nelle stazioni ferroviarie per 'intercettare' l'eventuale arrivo di pullman o gruppi di manifestanti".

 

 

In queste ore Roma si è rianimata con più di 500 manifestanti del corteo "Io Apro" in piazza, pronti a marciare verso Montecitorio. L'obiettivo è quello di far ragionare il governo su eventuali riaperture. In caso contrario l'economia finirà alla deriva. Il motto tra uno sfogo e un altro è sempre "libertà, libertà". Tantissimi i lavoratori che hanno raggiunto la Capitale per dire la loro. Tra questi però non il pullman con a bordo 39 persone che, diretta al sit-in non autorizzato, sono state fermate dalla polizia per un controllo al casello di Roma Nord.

 

 

Non è andata meglio alle tredici persone, anche loro intenzionate a raggiungere dalla Sicilia il centro città della Capitale per manifestare, bloccate e identificate dalle forze dell’ordine alla stazione Termini. Insomma, è il ragionamento che fa Becchi: gli italiani bloccati e identificati solo perché intenzionati a far sentire la propria voce, dopo mesi di mancato stipendio. Mentre gli arrivi illegali nei nostri porti non solo non cessano, ma non meritano neppure la stessa attenzione. 

 

 

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