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Luigi Brugnaro fonda un nuovo partito: nomi e cognomi, chi sono i forzisti ai suoi ordini. Verso la "fusione"?

Salvatore Dama
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La prima regola del partito di Brugnaro è che non si parla del partito di Brugnaro. In Forza Italia si alza una cortina fumogena. Fatta di smentite, qualche «può essere» e tante polpette avvelenate. Che dicono tanto sul clima che si respira in un ambiente dove l'assenza prolungata del leader, Silvio Berlusconi, si fa sentire davvero tanto. Partiamo dalle (poche) certezze. Luigi Brugnaro è il sindaco di Venezia. Ma è anche un imprenditore di successo. Ex presidente di una holding, Umana, che fattura cifre a otto zeri. Insomma, ricalca perfettamente l'identikit berlusconiano. Non a caso, qualche tempo fa, Silvio l'aveva quasi investito della sua eredità politica. Successe quando il Cav aveva lanciato il progetto "L'Altra Italia", indicando Brugnaro come possibile leader: «Lui il mio successore? Me lo auguro», aveva detto.

 

 

Poi non se n'è fatto più nulla e Berlusconi ha deciso di spostare il focus sul rilancio di Forza Italia. Il primo cittadino veneziano, però, a quel progetto ci aveva creduto. E adesso sembrerebbe intenzionato a realizzarlo in proprio. Altro fatto certo: il movimento di Brugnaro si chiamerà "Coraggio Italia". Anzi, già si chiama così. Il marchio è stato depositato il 15 aprile presso l'Ufficio Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo economico. Per sicurezza, ne sono stati consegnati due. Il primo ha una vocazione minimal. Due parole. "Coraggio" sopra e "Italia" sotto, con i caratteri classici della grafica commerciale. Bianco su nero. Il secondo logo è un filo più elaborato. Con una serie di colori che lo caratterizzano. Un tricolore nel semicerchio della parte superiore. Il blu nella parte inferiore. E il magenta a fare da contorno alla scritta. A depositare i marchi è stato lo Studio Modiano e Associati di Milano per un'associazione di Venezia.

 

 

E ora si arriva alla parte complicata del piano. Brugnaro nei giorni scorsi è planato a Roma. Con l'obiettivo di fare proseliti tra i parlamentari azzurri. Questo fatto ha sciolto anche un altro dubbio iniziale. Cioè che l'impresa brugnariana fosse solo un'operazione a carattere regionale. Una sorta di ristrutturazione del partito azzurro in Veneto. Non è questo, no. Qui si pensa in grande. A un movimento nazionale. Il sindaco ha incontrato Giovanni Toti. Con l'intenzione di unire le forze alla Camera e al Senato, sommando i neo "coraggiosi italici" alla truppa di Idea e Cambiamo, e di raggiungere i numeri minimi per formare dei gruppi parlamentari (20 a Montecitorio, 10 al Senato). Lo scouting ha funzionato? Al momento sembra di no.

 

 

Tanto che alcuni esponenti forzisti più vicini a "Gigio" hanno cercato di spiegargli come funziona la politica romana: «Se non ci è riuscito Conte a trovare i numeri per i Gruppi, avendo ministeri e posti da distribuire, perché ce la dovresti fare tu?». Il consiglio, allora, è quello di concentrarsi sul progetto politico, lasciando perdere per il momento la base parlamentare. Ma Brugnaro non sembra voler mollare. E la settimana prossima tornerà alla carica. Sul taccuino del leader di Coraggio Italia ci sono una trentina di nomi. Dieci sono già "to tiani" e non vanno convinti. Altri "attenzionati" sarebbero: Stefano Mugnai, già coordinatore della Toscana; Cosimo Sibilia, storico esponente diFI in Campania e presidente della Lega nazionale dilettanti; Roberto Novelli, imprenditore friulano; il veneto Raffaele Baratto. Questi ultimi due qualche tempo fa avevano dato la propria adesione a "Voce Libera", l'associazione di Mara Carfagna. E nella lista di Brugnaro figurano: Lorena Milanato, Elisabetta Ripani, Simona Vietina; Matteo Dall'Osso, Guido Pettarin e Maurizio D'Ettore. Tra i big, si segnala un incontro, svoltosi ieri a Venezia, tra Renato Brunetta e Luigi Brugnaro. Ma aveva un carattere istituzionale.

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