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Roberto Formigoni: "La ripresa economica da intercettare, ma non in poltrona"

Roberto Formigoni
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La nuova parola d'ordine è una sola: «Sveglia concittadini, è l'ora della ripresa, non sprechiamola!» In realtà, dopo oltre un anno di sofferenze, gli indicatori siso no orientati al positivo. Le vaccinazioni funzionano e immunizzano milioni di persone, a un ritmo stabilmente superiore alle 600mila al giorno. Da domani diremo finalmente addio al coprifuoco e oltre metà Italia diverrà zona bianca, in attesa del D-day di lunedì 21 quando tutta l'Italia tornerà bianca. Sull'onda di questi successi molte energie si sono rimesse in moto, e se la maggioranza di tutti noi saprà sintonizzarsi rapidamente con la voglia di ripartire, l'Italia uscirà dai suoi problemi ben prima di quanto previsto. Lo si vede dai dati, a maggio è aumentato di 9 punti il clima di fiducia delle imprese e delle famiglie, le previsioni di aumento del PIL entro fine anno parlano di un +5%. Le attività industriali divengono più sostenute, con la novità positiva di una ripresa dei servizi, specie della ristorazione e tra poco di tutte le attività sportive e delle discoteche. Anche gli investimenti sono ripartiti meglio del previsto, con un +48,6% negli ordini di macchine utensili e robot.

 

 

Aumentano i ricavi del tessile -abbigliamento, e c'è un piccolo boom, destinato a crescere, nel settore dell'edilizia, trascinato da eco bonus e sisma bonus. Di fronte a questa situazione appare molto meno drammatico il problema del rinvio o meno del blocco dei licenziamenti, sia perchè molti settori produttivi si apprestano a chiedere nuovo personale, per esempio nella meccanica, sia perchè il numero dei possibili licenziandi, fatta la somma settore per settore, oscillerebbe tra i 60 e i 90mila e secondo le stime di Confindustria potrebbero essere tutti riassorbiti. Semmai c'è un problema che riguarda le materie prime, ed è un grosso problema per tutti i settori produttivi, elettrodomestici, mobili e arredamento, automobili, alimentari.

 

 

Quasi tutte le materie prime sono diventate introvabili e costosissime, e questo, per un Paese trasformatore come l'Italia è un problema enorme. Le cause sono molteplici, la desertificazione delle scorte durante la pandemia, l'incetta di materie fatte dalla Cina che è ripartita quattro mesi prima degli altri, l'aumento dei costi di trasporto. Inoltre le due transizioni previste dai piani di ripartenza europei, quella green e quella digitale, necessitano di una grande quantità di materie fino a ieri poco utilizzate, dal rame al litio al silicio, cobalto, terre rare, nichel, ecc. Tuttavia ci stiamo attrezzando per superare abreve anche questi problemi, preconizzano i centri studi UE. Quello che più ci necessita è che riparta a pieno la voglia di studiare e di lavorare di tutti noi italiani: sì, la voglia di studiare, di formarsi, perché abbiamo bisogno di competenze più elevate. E la voglia di lavorare, di far fatica se necessario, perché con il reddito di "pi granza" troppi si sono abituati al divano. Per questo ho scritto Non sprechiamo l'ora della ripresa! Dipende veramente da tutti noi. 

 

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