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Vittorio Feltri risponde a Riccardo Muti: "Mi sono stancato della vita? Perché spero di andarmene prima di te"

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Conosco Riccardo Muti da parecchi anni e ascoltandolo ho capito che è un genio. Egli è un essere divino perché ha compreso una cosa importante. Questa. La vera rivoluzione è la normalità. Pensa che sia necessario fare le cose per bene, ciò che richiede studio e passione. Non solo nella musica, campo nel quale è un asso anche se lui non lo sa fino in fondo, forse lo sospetta quando ascolta certi direttori d'orchestra che vanno per la maggiore pur essendo minori. Ieri sul Corriere della sera è uscita un'intervista che il maestro ha affidato ad Aldo Cazzullo, forse il migliore giornalista italiano. Me la sono bevuta commuovendomi.

 

Riccardo esprime tanti concetti e ammetto di condividerli tutti, anche i più atroci: "questo mondo non mi va più. Gradisco la spontaneità, detesto le discussioni politiche in tv durante le quali le voci degli ospiti si sovrappongono". Ovvio, un musici stadi alto profilo non può tollerare il chiacchiericcio, i rumori molesti. Un particolare mi ha colpito fra i tanti che ha detto: sono un ammiratore e un seguace di Gaetano Salvemini, amo certi pensieri politici, non la politica militante. Nel mio piccolo confesso che da giovane ero iscritto al Circolo culturale Salvemini, il migliore e il più attivo di Bergamo, all'epoca. Oggi se cito Salvemini in una conversazione pensano che mi riferisca a un calciatore, anzi, ex.

 

Muti non è un uomo banale ma pratica la linearità, che non è una chiave soltanto musicale bensì la chiave della vita. Bacchetta Magica da bambino sembrava negato per i solfeggi, poi in un mese li imparò perfettamente. Passò dal violino al pianoforte col quale si è diplomato al conservatorio. Inutile ripercorrere la sua grandiosa carriera, la conosce chiunque non sia cretino. Egli è in procinto di compiere ottanta anni e capisco che non ne possa più di campare fra gente che non sa nulla eppure assume atteggiamenti professorali. Muti discetta disinvoltamente anche della morte, consapevole che nel futuro di ogni uomo, anche intelligente quanto lui, c'è un tomba. Non so se abbia dei difetti, se ne ha li ho anche io che non ho le sue doti. Un giorno gli ho detto che pure io sono stato un pianista da strapazzo e lui ha riso. Giusto. Quando suonavo facevo ridere. Mi auguro di andare all'altro mondo prima di Riccardo perché vorrei ascoltare sino al termine la sua musica.

 

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