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Ddl Zan? Il Pd di Fedez che fa il tifo per lo Stato laico: perché i compagni non sono credibili

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 Fedez

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Ormai è passato qualche giorno, ma è ancora vegeto l'entusiasmo democratico per il presidente del Consiglio che riafferma la prima zia dello Stato laico. Così urgente durante l'assalto clericale alle leggi contro l'odio, quelle con tanta bella galera se non riesci a provare che hai fatto licenziare uno siccome è un cretino e non perché omosessuale, il richiamo del professor Draghi alle ragioni fondamentali del nostro impianto civile e istituzionale non avrebbe potuto trovare migliore occasione di risonanza.

 

È come sequel le parole avessero finalmente dato la stura a un raggomitolato fervore risorgimentale, finalmente lasciato libero di svilupparsi dopo decenni di ostracismo ai danni di una maggioranza silenziosa di mangiapreti che non vedeva l'ora d'aver voce in capitolo. Sì, stai fresco. Perché le ragioni dello Stato laico risorgono giusto perché si tratta di recuperarle a supporto del ddl Spazza-Costituzione, e a impugnarle sono i rappresentanti di una cultura che sostituisce il prete con il romanziere anticamorra, la messa con il convegno eco solidale, la Cei con il Cts, Dio-Patria-Famiglia con Greta-Fedez-Zan.

 

Nel Paese dell'inginocchiamento di Stato, delle feste arcobaleno di Stato, del Mee too di Stato e insomma delle innumeri tessere che compongono l'enorme mosaico del conformismo in cui si celebra il modello italiano, l'applauso per quel richiamo allo stampo non confessionale del nostro ordinamento appare improbabile. È una bellezza vedere questi giudiziosi officianti del catechismo progressista che ripetono l'apoftegma di Draghi: parole sagge, senza dubbio, ma da tenere care più contro il grosso dell'apostolato repubblicano che contro il dettaglio di una nota da Oltretevere, perché a questa puoi chiudere la porta mentre quello te lo becchi per decreto. 

 

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