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Selvaggia Lucarelli dà della "gatta morta" a Concita De Gregorio: "Non ha colpito a caso", sospetto sulla vera motivazione

Simona Bertuzzi
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Alla voce "solidarietà femminile" ho trovato in rete 8 milioni di articoli. Questione di sfumature, ma la domanda era più o meno la stessa: esiste la solidarietà femminile? No, che non esiste. Tuttavia, non ci stanchiamo di cercarla nei pertugi del quotidiano e di ascoltare delle femministe petulanti che infarciscono litanie sull'argomento mentre gli uomini - tutti - si divertono a coglierci in castagna. Per esempio, questo pezzo dovrebbe essere la dimostrazione plastica di quanto siamo stronze noi donne con le donne. Affidato non a caso a una donna. Partendo dal presupposto che di uomini str*** ne ho incontrati parecchi ma di donne stronze molte di più e a partire dalla terza elementare, proverò a spiegarvi la questione. Insomma il 2 luglio è andata In onda una puntata divertente dello sfanc***o femmil-progressista di cui sono capaci certe primedonne - attenzione, non ho detto solo donne - del panorama politico e giornalistico attuale.

 

 

GATTA MORTA?
Selvaggia Lucarelli, penna assai brillante del Fatto quotidiano e maestra nello sminuzzare l'avversario fino a farne una macchietta da fumetto, ha preso di mira la rossa (ideologicamente parlando) Concita De Gregorio al suo esordio accanto a Parenzo nella trasmissione "In onda" de La 7. E poiché De Gregorio (non dico Concita perché preferisce il cognome) aveva ospite Salvini, Lucarelli è partita leggera leggera come sa far lei ogni volta che si imbatte nel leader della Lega: «Con Salvini ospite non abbiamo visto una gatta più morta di lei (De Gregorio, ndr) neanche dopo un giro di polpette avvelenate in una colonia felina». Due righe sotto delucida il concetto: «L'unica quota che rappresenta la De Gregorio è televisivamente parlando la quota Palombelli. Sguardo fisso in camera che sembra però mirare un punto indefinito nello spazio e nel tempo o, in alternativa, un Poltergeist».

 

 

Leggerissima, dicevamo, al punto che, mentre leggevamo, immaginavamo l'editorialista di Repubblica nei panni della Carol Anne del celebre horror (bionda anche lei) che parlava a una televisione accesa senza segnale e gridava "sono arrivati!". Credete, il ritratto che Lucarelli fa della collega è a tratti esilarante. Cito a casaccio qualche perla: «Flemma alla Palombelli... sguardo con dentro tutto, dal brodo primordiale all'energia nucleare... parole lente trascinate come note vocali». Ma è così sprezzante il tono che vorresti quasi entrare nel pezzo e prendere le difese della De Gregorio. Se non fosse che poi rivedi l'ex direttrice dell'Unità col ditino alzato e la flemma di cui sopra mentre demolisce l'avversario di destra ma non risparmia l'amico Zingaretti (definendolo «ologramma») e ti mordi le mani.

 

 

Comunque sia chiaro: Lucarelli non colpisce a casaccio ma solo dove c'è da puntare alto, ovvero a Salvini. Che evidentemente era l'unico ospite di una trasmissione in cui la De Gregorio si ostinerebbe a "invitare solo uomini!". Salvini parla - «è bello confrontarsi in modo civile»... «il reddito di cittadinanza è un ostacolo al lavoro»... «con me i bambini morti annegati nel Mediterraneo si erano dimezzati perché non partivano» - e Concita resta immobile, secondo Selvaggia. Un ologramma appunto. Al pari di Zingaretti e fa piacere che si prestino le definizioni. Non capite più niente, comprendiamo. Succede sempre quando noi donne alziamo i toni. Scivoliamo in quel parlarci sopra - anche se qui è un parlarsi a distanza - e accappigliarci vicendevole che taluni uomini chiamano starnazzamento in nome di un maschilismo becero. E che invece è quasi sempre un sano confronto dialettico. A favore (e per il godimento) degli uomini va però detto che un filo di livore primordiale si evince dal modo in cui Lucarelli scende a valanga sulla collega. Entrambe giornaliste di talento. Entrambe stimate. Entrambe ricercate. Primedonne appunto, che è diverso da donne. Penne. Opinioniste. Capacissime di demolire l'avversario senza fare un plissé.

 

LUCI DELLA RIBALTA
Lucarelli ha lasciato al tappeto - ridotti peggio di ologrammi - l'universo mondo femminile e maschile e non è stata colpita da rimorso. De Gregorio ha indossato la flemma di cui sopra e fatto altrettanto. Una conduce «In onda». L'altra è il giudice temutissimo di «Ballando sotto le stelle» che alza la paletta e stronca ballerini incapaci. Normale annusarsi di traverso. E mettere i puntini sulle "i" delle luci delle ribalta dell'altra. Detto questo vi confido un fatto: mentre una donna, la sottoscritta, registra la lite di due donne (che poi per essere lite servirebbe la replica dell'imputata) qualche giornale racconta sommessamente il parallelo scazzo Concita-Parenzo, colui che finora è rimasto incomprensibilmente in ombra. La trasmissione è la stessa. Ospite del duo Parenzo-De Gregorio è stavolta Antonio Bassolino. Parenzo evoca PCI e DC usando parole ironiche: «Un partito del Novecento, dove c'erano statuto, congressi. Tutti che fumavano, le mozioni, Cossutta, Ingrao...». De Gregorio prima sbuffa poi si incazza e zittisce il collega: «Porta rispetto e lascia parlare il sindaco». Tutto questo alla prima settimana di co-conduzione. Ma fa molto più clamore e portineria la lite tra donne. Ps. Resta solo un dubbio. Che c'entra in tutto questo la flemma della Palombelli? 

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