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Euro 2020, Filippo Facci contro Marco Travaglio: "Schadenfreude", basta una parola per demolire il rosicone ossessionato

Filippo Facci
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È difficile distinguere tra coerenza morale e voler fare i bastiancontrari a tutti i costi: forse è il caso del collega Massimo Fini, che peraltro scrive su un giornale che ha messo in relazione l'approvazione della Riforma Cartabia con i successi dell'Italia agli Europei, come se fosse stata una furbata per far ingoiare l'indigeribile pillola. Ma prima rileggiamo Massimo Fini: «Draghi si approprierebbe della vittoria come fecero nel 1982 il presidente Pertini e persino Giovanni Spadolini... Il generale Figliuolo, prendendo da Berlusconi, direbbe che l'Italia vince perché adotta la sua logistica». In sostanza - nostra traduzione - non si può vincere né tifare (mai) perché al potere c'è sempre qualcuno che si beccherebbe riflessi vincenti. «Non posso tifare Italia perché è un Paese di corrotti, a tutti i livelli, anche i più infimi (alla Canottieri, prestigioso Circolo meneghino per la cui iscrizione si pagano circa 1.300 euro, dove vado a nuotare, mi hanno rubato anche le mutande sporche)». E qui diciamo che Fini ha i suoi sporchi motivi. «Vogliamo ricordare Cirano, lo spettacolo televisivo dove, per la prima volta, a 60 anni suonati avevo il ruolo nemmeno di conduttore ma solo di commentatore, bloccato il giorno prima che andasse in onda... Vogliamo ricordare che quando Guglielmo Zucconi mi propose per la vice direzione del Giorno si mise di traverso il mio ex compagno di banco Claudio Martelli... Vogliamo ricordare l'ostracismo, costante, continuo, capillare, che mi è stato fatto per anni da tutti i principali network televisivi e radiofonici... ?». Vogliamo ricordare tutto questo? No, sinceramente: la biografia di Massimo Fini resta una somma di cazzi suoi (in parte cercati, come sa benissimo, e che molto gli hanno dato, oltreché togliergli) ma che sarebbero replicabili per qualsiasi nazione, ciascuna delle quali è sicuramente peggiore di un'altra ma anche migliore di un'altra ancora.

 

 

RICORSI STORICI
Poi vabbeh, dobbiamo nominarlo: Travaglio. Marco. Il calcio gli è sempre piaciuto (negli anni Novanta scrisse «stupidario del calcio» e soprattutto «Palle mondiali», il suo testo più autobiografico) ma nel 1994, il 13 luglio, mise in reazione il nascituro Decreto Biondi (per arginare l'abuso della custodia cautelare) con un Paese «paralizzato dall'attesa per Italia-Bulgaria, semifinale dei mondiali di calcio a New York. Chi vince va in finale con il Brasile... approfittando della distrazione generale, sono in discussione provvedimenti che faranno epoca». Fortuna che Roberto Baggio sbagliò il rigore in finale: forse, il Decreto, non l'approvarono per questo. Ma quello di Travaglio era un modus vivendi: «Io non tifo Italia, tifo Germania», disse nel 2012. «Se dovessimo vincere a questi Europei ci dimenticheremmo subito dello scandalo scommesse, come nel 2006 ai mondiali. Insomma, spero che l'Italia venga eliminata subito, immediatamente». Poi non andò male, ma neanche benissimo.

 

 

IL TOTEM
E arriviamo all'oggi, articolo dell'8 luglio: «La controriforma Cartabia, presentata mentre l'Italia è distratta dagli Europei, è un salvaladri molto più grave del decreto Biondi votato (e poi ritirato a furor di popolo) dal governo B. il 13 luglio '94 mentre l'Italia era distratta dai Mondiali». Però, questa volta, non ce l'ha fatta aportare storicamente sfiga: l'Italia ha vinto i campionati europei ed era addirittura già passata la Riforma Cartabia. E visto che Travaglio tifava Germania, capirà questo termine: «Schadenfreude». È quel sottile fremito di piacere che si prova quando ad altri sta andando male, soprattutto se il partito di riferimento (o movimento) pare sereno e pacificato più o meno come lo sono i tifosi inglesi. Ultima nota sul Fatto: sul giornale di oggi (da anticipazioni di ieri) si demonizzano i festeggiamenti calcistici quali fonte di contagio, e c'è l'infettivologo Massimo Galli nella parte della Cassandra: «In capo a una settimana-10 giorni vedremo gli effetti sui contagi», ma tranquilli, «nuove misure sembrano allo studio». Forse vieteranno di vincere gli europei e costringeranno a festeggiare in tinello, con mascherina a distanziamento. Ultima notarella, invece, per Beppe Severgnini, che non ha propriamente gufato la nazionale (è sempre un uomo di marketing) ma ha rilanciato una vignetta su Twitter dove si evidenziava che la squadra inglese, senza immigrati, l'Inghilterra avrebbe avuto solo tre giocatori propriamente inglesi, mentre l'Italia ne aveva nove decisamente di origine italiana. E questa laincassiamo perché ci pare un merito: per i campionati multiculturali ci sono già le squadre di club, laddove essere italiani ormai è retroguardia. 

 

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