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Euro 2020, Filippo Facci estremo contro Marco Travaglio: "Deve farsi curare. Il Fatto un giornale di squilibrati mentali"

Marco Travaglio

Filippo Facci
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Regola: è consentito che un autobus con a bordo una nazionale di calcio che abbia appena vinto il campionato Europeo (quindi ogni 53 anni) possa circolare per le vie della Capitale in coincidenza con una pandemia mondiale in fase terminale (frequenza non calcolabile) senza impedire che un giornale di squilibrati mentali possa intanto protestare per questo: gridando per giorni alla «trattativa Stato-Bonucci», «Stato-Calcio», «Stato-Pallone» anche se, nel caso di Marco Travaglio, direttore del giornale in questione, il titolo migliore sarebbe «stato-ricoverato». Con questa regola saremmo tutti a posto, senza che il Fatto Quotidiano tratti il passaggio del bus azzurro come se avessero fatto esplodere una bomba batteriologica nel centro di Roma. Non c'è neanche da entrare nelle singole polemiche, capire chi abbia ragione e soprattutto su che cosa: perché in definitiva non è successo niente, e la notizia, vera, semmai ci sarebbe stata se fosse andata come i gufi quotidiani forse auspicavano: che la nazionale vincente agli Europei avesse scelto, in accordo con le istituzioni, di rientrare segretamente con un aereo militare e di dirigersi in località segreta per poi dirigersi in altra località segreta. Quindi non è chiaro di che cosa stiamo parlando.

 

 

 

Dove vivono?

Forse pensano che una mancata sfilata non avrebbe fatto incazzare tutti enormemente assai di più; forse pensano che un autobus coperto (coi vetri neri, magari) avrebbe cambiato qualcosa; forse pensano che la gente pressata in strada non sia la stessa che è si pressata da sola sin da domenica scorsa, pur senza torpedoni in mezzo; forse pensano che siamo nel marzo 2020 e cioè in pieno lockdown, periodo in cui non circolavano pullman ma camionette militari; forse pensano - anzi, lo pensano di sicuro - che ogni manifestazione festosa che associ governo e istituzioni e soddisfazione popolare si riverberi in negativo sugli anni di merda del governo Conte. O forse non pensano: perché ci sarebbe da aprire un forum psichiatrico, a leggere l'ossessione tafazzesca sviscerata dall'imbratto Quotidiano. Soffiano su una polemica che non c'è, accatastano accuse per un processo che nessuno celebra, scrivono come se Mario Draghi e gli italiani avessero davvero il problema del bus azzurro. Il buonsenso appartiene a un veterano dell'ordine pubblico che ha detto tutto quello che serviva: «Il pullman era lì, c'erano migliaia di persone, non c'è stata un'autorizzazione ma nemmeno era possibile impedirne la partenza senza rischiare guai maggiori. È accaduto mille volte con manifestazioni di altro genere». Fine del dramma epocale. Anche perché sono sbarcati a Fiumicino, non in Normandia. A proposito, ma lo striscione di Aeroporti di Roma, «Grazie Azzurri», sarà stato sanificato? E le bandiere, le trombette? Diosanto: e la coppa? La coppa di Pandora, chiamiamola: perché, ancora ieri, l'avvelenatissimo Marco Travaglio ha scritto di «scena più umiliante della trattativa tra Polizia e Genny 'a carogna», di ministri che si dovevano dimettere all'istante, di Stato che «mercanteggia con chi grida più forte per esentarlo dal rispetto delle leggi» (insomma, dovevano arrestare Leo Bonucci), che noi «siamo al centro del Terzo mondo», che il governo Draghi «è la solita italietta alle vongole del panem et circenses» (forse a Travaglio piaceva il videospot di Bonafede quando Cesare Battisti atterrò in Italia), che un evento unico in 53 anni ha rappresentato «un mondo a parte extra-legale ed extra-territoriale», e che il diritto alla salute «ora è scavalcato pure dai capricci di quei tizi in mutande», e che il governo Draghi «è molto più populista di tutti i populisti» e che tutti i cittadini, quelli che rispettano le norme anti-assembramento, per colpa di quel pullman sarebbero «un branco di fessi». L'artefatto quotidiano mette anche delle cifre autolesioniste sul Covid: martedì ci sono stati 23 morti («martedì erano stati 20», sarà colpa del bus) e le terapie intensive sono calate, ma «il saldo presumibilmente tornerà a salire», come pure i ricoveri nei reparti ordinari, che tuttavia sono in calo pure quelli. Ma fa niente, «è la quarta ondata».

 

 

 

Senza rimedio

Si impegnano, per menare gramo. Ce la mettono tutta. Sempre ieri, a pagina 3, il siffatto quotidiano intervistava Marco Revelli, che non vi diremo chi è perché non l'abbiamo mai capito. Prima domanda dell'equilibrato Antonello Caporale: «Bonucci e Chiellini hanno imposto la deroga universale alla pandemia». Tra le risposte di Revelli da mandare a memoria: «Ieri si festeggiava senza rimedio». Bellissima. Ieri si festeggiava senza rimedio. Affianco, un'articolessa di Maria Rita Gismondo, virologa dell'ospedale Sacco di Milano passata alla cronaca per aver detto, il 23 febbraio 2020, «si è scambiata un'infezione appena più seria di un'influenza per una pandemia letale. Non è così». Allo sciatto Quotidiano la presero subito e le diedero una rubrica quotidiana. Comunque ieri scriveva: «Inutile illudersi... Non ci sarà un post-Covid, almeno per decenni o forse per sempre». Fatto Quotidiano, ma vaffanculo.

 

 

 

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