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Repubblica, in redazione il questionario sulla "razza": è psicodramma, l'affondo di Maurizio Molinari contro i suoi dirigenti

Renato Farina
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Da che cosa si capisce che un piccolo ambito di persone si crede sinceramente superiore (moralmente, culturalmente, antropologicamente: cioè razzialmente) a qualsiasi altra congrega umana? Dal fatto che un episodio accaduto in quella cerchia si trasforma nella chiave di volta di un'epoca. In questo caso si tratta della progressione fino alle vette sublimi della mistica del politicamente corretto. Una religione per la quale il Verbo non è più Gesù Cristo ma il Vocabolario sbianchettato dalle parole moleste. Il criterio? Appartenere alla casta degli Elevati, i quali hanno per sezione italiana Repubblica. E proprio qui, ieri, sulla prima pagina, il direttore Maurizio Molinari ha iniziato così il racconto di un fatto tremendo: « Alle 14.15 di ieri la parola "razza" è comparsa all'improvviso sugli schermi dei nostri computer». Mi sono chiesto: perché non sul mio? Chi mi ha emarginato? Ero convinto che si fosse verificato un fenomeno globale di hackeraggio. Un'orribile azione dei suprematisti bianchi che mi aveva colpevolmente trascurato. Invece no. Ho dovuto rileggere tre volte il lancinante editoriale per arrivarci. Era roba tutta loro. L'amministrazione aveva inviato ai giornalisti di Repubblica, in ossequio a una legge europea defluita in Italia a tutela di privacy e dati sensibili, un questionario dove c'era la domanda sull'«origine razziale o etnica».

 

 

CHE ERRORE
Gli autori, poveretti, credevano fossero all'avanguardia. Sbagliatissimo. Un «errore burocratico», ha minimizzato Molinari. Il quale però ci ha montato sopra un film alla Indiana Jones. Si è pertanto infilato in una strabiliante ricerca del Sacro Graal del politicamente iper-corretto. E ha posto la domanda della Sfinge. Scrivere che non bisogna discriminare nessuno per «la razza» non è forse una giustificazione del razzismo? Siccome la razza non esiste non deve esistere neppure la parola razza. Scrivere la parola fa esistere la razza, e dunque fomenta il razzismo. Ragionavano così in Urss. Dio non esiste, abroghiamo la parola Dio, problema finito. Il virus del razzismo in Italia se ne sta nascosto bel bello nell'articolo 3 della Costituzione. Nel primo comma finge di dormire la paroletta letale: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, ecc».

Ma ora Repubblica ti ha sgamato. Via la parola «razza», perché appunto non esiste. Già che che ci siamo bisognerà togliere la parola sesso, perché esistono i generi, il sesso non c'è, è un'invenzione culturale, dice la scienza gender. Discussioni di questo genere fervevano nel Medio Evo. Ci fu una formidabile sfida tra filosofi a proposito delle prove dell'esistenza di Dio. Ci fu chi sostenne: se esiste il concetto dell'Essere perfettissimo espresso dal termine Dio, allora Dio esiste, perché non sarebbe perfetto se non esistesse. Troppo semplice, replicò un tale più brillante. Con questa logica allora esiste la chimera. Ma la parola non ha la forza di far esistere le cose. Invece i filosofi post-moderni alla Molinari a furia di dire che le parole sono pietre devono averci dato contro una zuccata tremenda. E in fondo ridicola. È la spirale grottesca dell'assurdo contemporaneo. Si pretende di ancorare il significato della realtà e il senso della vita a sostantivi senza sostanza di sangue e di passione. Flatus vocis nel nulla, però con tanti meravigliosi diritti. Uno schifo. Scommettiamo? Il politicamente corretto è destinato a divorare i suoi adepti. Come Robespierre adoratore del Terrore. In nome della tolleranza si pratica la massima intolleranza contro chi un attimo prima credeva di cavalcare il bene. Vale anche qui il detto di Pietro Nenni:« A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura». La sentenza si applicava fino ad ora ai moralisti, si applicherà ai politicamente corretti.

 

 

CANCEL CULTURE
(A proposito, magari sarebbe il caso di studiare un po'. Non è vero che i tedeschi hanno tolto, come sostiene Molinari, dal loro articolo 3 la parola «razza». Era stata una proposta dei Verdi. Prima accettata anche dalla Merkel. Poi alla fine bloccata dalla Cdu. La cancel culture non deve permettersi di aggredire le conquiste delle coscienze le quali usano le parole dell'esperienza e non quelle disinfettate dai damerini. Dal Rheinische Post: «Nel 1949 i padri e le madri della Costituzione difficilmente avrebbero potuto immaginare che la loro netta presa di distanza dal nazionalsocialismo potesse un giorno essere percepita come un problema». Le pietre miliari su cui i padri hanno scritto le loro convinzioni profonde non vanno divelte perché un impiegato ha mandato un questionario sgradevole. Anche se ai giornalisti di Repubblica. Cala Trinchetto).

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