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Renato Farina, Alessandro Sallusti contro Roncone del Corriere: squadrista in doppiopetto dal curriculum mediocre

Alessandro Sallusti
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Fabrizio Roncone è un inviato speciale del Corriere della Sera, titolo che stride con il suo mediocre curriculum sia di giornalista che di scrittore (i suoi articoli e i suoi libri non sono mai passati alla storia né del giornalismo né della narrativa). Ma siccome l'inviato speciale soprattutto se del Corriere deve essere uno tosto, ogni volta che imbraccia la penna deve sparare e fare quello che "io sono io e voi non siete un ca...".

 

Ieri, buon ultimo dopo i suoi compari de Il Fatto e La Repubblica, si è esercitato in una disciplina particolare, il tiro a Renato Farina, nostro collega che ha regolarmente pagato dazio sia con l'Ordine dei giornalisti che con la giustizia ordinaria per aver collaborato in passato con i servizi segreti (italiani, non di una potenza straniera). Farina, secondo questi signori, è l'unico giornalista a cui dovrebbe essere negato in perpetuto il diritto al lavoro - mai contestato per esempio a un altro ex collega, Adriano Sofri, killer del commissario Calabresi - e così ogni volta che lo trova (una misera collaborazione con il ministero di Brunetta) deve essere randellato.

 

A tal proposito ha scritto bene ieri in un tweet Piero Sansonetti, direttore de Il Riformista: «Gli squadristi facevano così: andavano in sette o otto, prendevano un avversario solo solo e lo bastonavano con ferocia». Bastona oggi, bastona domani, l'altra sera Farina si è dimesso non prima di aver smentito nella forma e nella sostanza l'articolo-intervista scritto su di lui dall'inviato specialissimo Roncone (uno che pretende che i colleghi gli diano del lei, come i nobili decaduti).

A chi credere? Mi affido al giudizio di una collega terza, Giulia Innocenzi detta "La Santorina", anni fa finita anche lei nelle sgrinfie del duro che "qui le domande le faccio io". Ecco il commento scritto sul suo social: «Dopo averla letta sono costretta a rilevare, come peraltro avevo già avuto modo di verificare in altre circostanze, che si tratta di un poveretto costretto per campare a manipolare le interviste che effettua: in caso contrario, evidentemente, quello che scrive non risulterebbe interessante neanche in una rivista parrocchiale. Quello di Roncone non mi pare giornalismo, ma un modo patetico per tirare avanti inventando quello che non è mai accaduto e che però fa comodo scrivere. Tra l'altro, con una fantasia mediocre». Che dire, lunga vita al collega Renato Farina.

 

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