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Green Pass, l'appello di Pietro Senaldi: basta zone a colori, stop alle restrizioni per i vaccinati

 Mario Draghi

Pietro Senaldi
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Dal 15 ottobre il Green pass sarà necessario non per andare al ristorante o in palestra,ma per vivere. Il governo, imponendolo in tutti i luoghi di lavoro ha fatto un salto di qualità nella strategia anti-Covid. Se chi non si è sottoposto alla profilassi non può procurarsi il pane, o viene multato pesantemente se scoperto mentre lo fa, bisognerebbe avere l'onestà di ammettere che l'estensione del passaporto sanitario equivale ormai più o meno all'introduzione dell'obbligo vaccinale, ormai neanche troppo in via surrettizia. Certo, con una spesa in tamponi di poco meno di 200 euro al mese si è liberi di far quel che si vuole; ma, a parte il costo, il supplizio del bastoncino che ti penetra la narice fino a farsi sentire nel cervello è una sorta di punizione fisica imposta ai No vax.

 

 

RESPONSABILITÀ
Il Paese è diviso in fazioni e non se ne esce senza un'operazione di verità prima e di assunzione di responsabilità da parte del governo dopo. È tempo di riconoscere che, imponendo il Green pass per tutto, le istituzioni hanno fatto un'operazione forte, quasi violenta, puntando tutto sul vaccino, ritenuto la via più rapida e sicura per contenere il contagio e tornare a stili divita simili a quelli precedenti la pandemia. Il secondo passo che il governo dovrebbe intraprendere è comportarsi di conseguenza. Ieri, per il terzo giorno consecutivo, i dati sulla diffusione del Covid sono calati. Non solo, l'Italia ha un rapporto tra nuovi malati e decessi di gran lunga inferiore a Spagna, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti; unicamente la Germania fa meglio di noi. Sarebbe disonesto non attribuire questi risultati al fatto che siamo il Paese con la più alta percentuale di vaccinati in Occidente, secondi solo a Madrid. Draghi e i suoi collaboratori lo sanno, per questo spingono a tavoletta sulla profilassi, posponendo gerarchicamente il diritto costituzionale al lavoro a quello alla salute.

 

 

Non resta allora a chi ci guida che assumersi totalmente la responsabilità delle proprie idee, il che non significa semplicemente sfidare la Lega e M5S sull'estensione dei divieti a chi non ha offerto il braccio alla siringa ma prendere atto della nuova situazione nella quale la vaccinazione di massa ci ha messo nei confronti del Covid. Se le punture hanno reso il virus meno contagioso e ancor meno letale, abbassando di molto la mortalità, fino a renderla tra gli immunizzati paragonabile a quella dell'influenza odi importanti malattie infettive, allora bisogna trattarlo come si trattano le patologie similari. Basta con le quarantene. Se la moglie è positiva ma il marito, vaccinato, è negativo, non ha senso impedirgli di uscire, andare al lavoro o in palestra. Dev' essere libero, come se la consorte avesse la varicella o la broncopolmonite. Così come la mascherina, che per gli immunizzati dovrebbe essere obbligatoria solo se si parla a breve distanza o ci si intrattiene a lungo con qualcuno al chiuso. Basta anche con le zone gialle, arancioni e rosse, termostato della paura delle istituzioni. Se il siero mi protegge, il fatto che io viva in una regione con pochi immunizzati, e quindi più contagiati e più ricoverati in terapia intensiva, non mi può penalizzare. Oggi invece i vaccinati siciliani sono discriminati rispetto a quelli lombardi. Non significa abbassare la guardia, ma dare la prova concreta ai No vax che si crede alla bontà del vaccino.

 

 

I RITARDI
Il fatto che siamo ben lontani da questi provvedimenti nasconde un non detto. Il sospetto è che chi ci governa sia consapevole che il ritorno della stagione fredda comporta il rischio che il virus, malgrado tutto, rialzi la testa e sia altrettanto consapevole di aver fatto poco o nulla, oltre alla profilassi, per prepararsi. Non solo scuole e trasporti affrontano la ripresa come l'anno scorso, cioè del tutto impreparati, ma neppure è stato di fatto predisposto un protocollo adeguato per le cure domiciliari, vecchio problema su cui è naufragato anche l'esecutivo giallorosso. È questo che impedisce a Draghi e compagni di allentare la presa sui vaccinati e, al di là delle belle parole, di usare il Green pass più che come un passaporto di libertà come uno strumento per costringere i cittadini riottosi a vaccinarsi, senza essere riusciti a convincerli che il primo, più sicuro e al momento unico effetto statisticamente rilevante della profilassi è salvare la vita a chi vi si sottopone.

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