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Vaccino, la lezione del Giappone: perché il siero italiano è l'unica via per uscire dalla pandemia

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Gianluca Mazzini
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Come è noto non ci si può mai fidare dell'Unione Europea. L'ultimo esempio riguarda la pandemia. Nonostante l'Europa sia il continente con il maggior numero di vaccini utilizzati è anche uno dei luoghi più esposti al contagio. Hans Kluge, direttore regionale dell'Oms ha denunciato il «continuo peggioramento della pandemia anche se abbiamo gli strumenti per gestire la trasmissione del virus e salvare vite umane». Nel ragionamento evidentemente qualcosa non torna. L'Italia fa eccezione perchè da noi la diffusione del virus resta più contenuta rispetto a Francia e Germania ma anche qui non ce la passiamo troppo bene. Resta lontano l'esempio del Giappone dove il virus è quasi scomparso: non esistono restrizioni, mezzi e locali pubblici sono affollati, abolita la distanza sociale, restano le mascherine ma più per l'inquinamento che per il Covid.

 

 

Il segreto? I vaccini arrivati dall'estero prima di essere ammessi in Giappone hanno avuto attenti e meticolosi controlli dalle autorità sanitarie e solo quando queste hanno dato il via libera il governo di Tokyo ha autorizzato le vaccinazioni. Per questa ragione la campagna vaccinale in Giappone è partita tardi ma quando è scattata la popolazione si è fidata dei vaccini "verificati in casa" e non ci sono state proteste no vax. In Europa la politica è intervenuta solo per "tutelare" i vaccini atlantici, soprattutto Pfizer e Moderna, e impedire l'arrivo di sieri da Russia e Cina. Per questa ragione sarebbe saggio stato avere a disposizione un vaccino tutto italiano. Il 3 marzo scorso il Ministro dello Sviluppo Economico (Mise) Giorgetti annunciava: «È stata verificata la disponibilità di alcune nostre aziende a produrre il principio attivo per vaccini anticovid». Obiettivo: «Conseguire entro l'anno l'autosufficienza vaccinale».

 

 

Nulla si è verificato. L'azienda italiana Reithera è quella che ha fatto più progressi. Ha superato le prime due fasi di sperimentazione ma non ha ottenuto l'autorizzazione per la terza fase a causa di una sentenza della Corte dei Conti sull'utilizzo dei fondi. Si pensi che Moderna, all'inizio della crisi, ha ottenuto da parte del governo Usa finanziamenti a fondo perduto per 1,2 miliardi. Reithera aveva chiesto un finanziamento di 60 milioni. A salvare il progetto dell'azienda italiana un intervento (guarda caso) americano. Bill Gates, con la sua fondazione Bill & Melinda Gates Foundation, ha messo 1,4 milioni di dollari per far proseguire la ricerca. Intanto sono un migliaio i volontari che hanno creduto nel progetto italiano e si sono sottoposti alla sperimentazione con Reithera. Oggi sono discriminati. Vediamo se l'amico americano Bill Gates risolverà anche il loro caso surreale.

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