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Giorgia Meloni insiste sui conservatori? Matteo Salvini punti sul liberalismo: una dritta al leghista

 Matteo Salvini

Corrado Ocone
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Va dato atto a Giorgia Meloni di avere dato al termine "conservatore" una dignità che in Italia non aveva mai avuto, essendo stato equiparato stupidamente dalla sinistra a qualcosa di affine al fascismo o considerato semplicemente obsoleto.. E pensare che questa nobile tradizione, pur non avendo mai inciso politicamente, ha avuto da noi celebri cultori, da Cavour a Croce, da Prezzolini a Longanesi. 

 

CETO DI RIFERIMENTO
Fuori d'Italia, invece, il conservatorismo ha rappresentato sempre uno degli assi principali attorno a cui si è mossa la politica. Che oggi esso però sia sufficiente per definire l'intero campo di chi si oppone alla sinistra, non mi sentirei di dirlo né in generale né riguardo al nostro Paese. Né credo che attorno ad esso si possano aggregare tutte quelle forze necessarie per vincere le elezioni e governare. Bisogna perciò aprire ad un'altra componente, che non è tanto quella moderata (un termine che significa poco in verità) ma liberale. Bisogna, in poche parole, ridare lustro al termine-concetto di liberalismo. Anche questo termine, che una certa fortuna politica aveva avuto perla prima volta nella storia italiana all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, ha oggi quell'aria fuori moda che fino a ieri aveva il conservatorismo. Ma anche in questo caso solo la forza di un leader e di un Partito che se ne facciano carico può ridargli lustro e declinarlo in un modo adatto ai nostri tempi (che non sono più quelli della Forza Italia di Silvio Berlusconi di trenta anni fa). 

 

FEDERAZIONE-CANTIERE
Matteo Salvini, poco più di un anno fa, ebbe la grossa intuizione nonché il merito di accorgersene, parlando di una "rivoluzione liberale" di cui la sua Lega si sarebbe fatta promotrice. E da qui scaturirono sia molteplici declinazioni di quell'idea sia molte conseguenze pratiche nell'azione politica. Si individuò un ceto di riferimento, che è quello dei tanti piccoli imprenditori e delle partite Iva che costituiscono l'ossatura economica del Paese; si fecero giuste battaglie per la loro difesa fiscale e per l'aiuto da prestare loro in tempi di pandemia; si presero decisioni inequivocabili come l'adesione al governo Draghi; si articolò meglio il discorso sull'Europa, declinandolo in un senso critico verso l'Unione ma non verso l'idea di una diversa e più democratica unione dei popoli e delle nazioni del vecchio continente. Si intravide uno spazio immenso anche per conquistare nuovo peso politico verso quello che con semplicistica espressione viene definito "centro". E la stessa idea di una Federazione con Forza Italia non era da concepirsi come una mera sommatoria di voti ma come un vero e proprio progetto, o cantiere se preferite. Poi qualcosa si è arenato, la spinta propulsiva se è persa e a molti è parso che Salvini volesse rincorre la Meloni sul suo terreno. E pensare che solo un leader con il suo carisma e seguito popolare potrebbe assumersi oggi questo compito! Che servirebbe alla Lega per riprendere iniziativa politica, al centrodestra per conquistare il potere in un domani si spera vicino (si governa solo con una opportuna sintesi liberal-conservatrice) e in un'ultima istanza al Paese per provare a fermare il declino storico a cui sembra essere condannato nonostante Draghi.

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