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Vittorio Feltri, la bimba morta? "Perché il gesto del marocchino non è l'unica tragedia"

Vittorio Feltri

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La notizia è nota. Mi riferisco alla bimba di tre anni precipitata dal quarto piano di un edificio di Torino e ovviamente deceduta all'istante. Come può essere successo? Secondo una prima versione dei fatti, il patrigno marocchino (ça va sans dire) avrebbe giocato sul ballatoio con la fanciullina, la quale gli sarebbe sfuggita di mano volando al suolo. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di omicidio colposo. La disgrazia pareva fosse avvenuta per puro caso, anche se noi non crediamo alla ipotesi bonaria del Gip. Del resto, ieri la mamma dell'infante avrebbe rivelato che il suo convivente, in realtà, avrebbe gettato nel vuoto la piccina. Pertanto ora il capo di imputazione potrebbe aggravarsi e tramutarsi in omicidio volontario.

 

 

Seguiremo gli sviluppi dell'inchiesta. La nostra modesta opinione è che nel mese di gennaio, al freddo e al gelo, nessuna persona seria si reca sul terrazzino per baloccarsi con una creatura lanciandola per aria allo scopo di divertirla e finendo per di più con il farla cascare e sfracellare in cortile. Una versione totalmente incredibile, appunto non credibile, improbabile quantomeno. E, in effetti, la madre, adesso che il compagno è in carcere, ha fornito una spiegazione più drammatica. L'uomo, drogato e avvezzo all'alcol, a un certo punto avrebbe dato fuori di matto, avrebbe afferrato la piccina scaraventandola a pian terreno. Non abbiamo altri elementi. Tuttavia il racconto della donna appare più aderente alla possibile realtà. Come si fa a ritenere che un individuo, pur ottenebrato da sostanze dannose al cervello, afferri una bimba, la trascini su un terrazzino minuscolo e cominci a palleggiarla in modo pericoloso come fosse un pallone?

 

 

Credere a una ricostruzione di questo tipo significa essere più offuscati del presunto assassino. Siamo di fronte a un caso struggente. La genitrice di una pargoletta, il cui padre naturale si ignora chi sia, decide di vivere sotto lo stesso tetto con un marocchino zeppo di stupefacenti e di bevande che stordiscono, col quale pare litigasse spesso e alle cui cure affida la propria erede. Non è una bella partenza. E il finale della storia è quello esposto sommariamente nel presente articolo. Da situazioni così storte non può sortire che una tragedia. Le responsabilità di codesta dolorosa vicenda vanno condivise tra il padre acquisito e la madre naturale, quantomeno avventata nel costituire un nucleo familiare includendovi un soggetto poco o per nulla affidabile. È difficile convivere con un tizio normale, figuriamoci con uno esaltato. Non riusciamo a digerire il fatto che la vittima sia anzitutto la povera piccola morta nel modo atroce che sappiamo.

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