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Green pass, Mario Draghi taglia le restrizioni? Ecco perché è merito del centrodestra

Pietro Senaldi
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Alleluia. Il governo rimedia alla svista di trattare i vaccinati come dei malati. Con il dovuto ritardo, presta ascolto alle obiezioni di Libero e si uniforma alla realtà, secondo la quale chi ha fatto la terza dose, è sotto i settant' anni e non ha malattie pregresse, non rischia la vita se prende il Covid. E così, via le restrizioni in zona rossa a chi ha il certificato verde rinforzato e basta con la didattica a distanza per i bambini che i genitori hanno inoculato nella speranza di farli vivere normalmente dopo due anni in semilibertà e che invece fino a ieri venivano rispediti a casa, sani, al secondo compagno positivo. Travolto dalle idiozie burocratiche e dalle incongruenze normative partorite dagli esperti del ministero della Salute e pressato da un'opinione pubblica ormai manifestamente insofferente, Draghi ha costretto la componente giallorossa del governo a rivedere le restrizioni anti-Covid più insensate, che di fatto si traducevano in una beffa per chi ha seguito i consigli dell'esecutivo e si è tris-inoculato. Meglio tardi che mai.

 

 

 



DIVISIONE - Il risultato di questa decisione, è inutile nasconderlo, è che da oggi gli italiani sono divisi in due: i vaccinati sono cittadini di serie A, i no vax sono di serie B. Sotto sotto, secondo questo giornale non è sbagliato: chi ha offerto il braccio alla patria ha molte meno probabilità di finire in terapia intensiva e intasare gli ospedali, oltre ad aver dimostrato maggior senso civico, senza stare a calcolare, sulla pelle della collettività se personalmente l'iniezione gli convenisse o no. Questo però vale per gli adulti, che possono scegliere liberamente. Ma i bambini? Ed è qui che la Lega ha puntato i piedi, aprendo il primo incidente di governo dalla riconferma di Mattarella. In accordo con Salvini, i ministri del Carroccio hanno disertato il consiglio di gabinetto che ha varato le nuove norme, proprio per non mettere la loro firma sotto un provvedimento che discriminava gli allievi non vaccinati. È una posizione di principio, non una dichiarazione di guerra al premier, ma è anche un modo per non lasciare alla Meloni praterie elettorali.

 

L'OBIETTIVO - Il governo ha puntato tutto sul vaccino, non è un mistero, e se è così inflessibile nel non allentare la presa verso chi non si è inoculato, che dal 15 di questo mese non potrà neppure andare al lavoro, se ultracinquantenne, è perché il fine di ogni sua disposizione anti-Covid è far immunizzare le persone. Questo ha creato malcontento tra i 5-6 milioni di italiani che non si sono vaccinati e non hanno vaccinato i figli. Si tratta di una massa di opinione in cerca di un carro politico al quale attaccarsi. Il distinguo che Salvini ha voluto rimarcare ieri rispetto al governo è un segnale all'elettorato che la riconferma di Mattarella non significa che d'ora in poi la Lega accetterà tutto da Draghi. Il messaggio è che è giusto essere pro-vax ma non alla maniera talebana dei no vax, perché altrimenti non si fa che alimentare lo scontro sociale. Oggi tutti i giornali sinistrorsi scriveranno che la Lega scimmiotta e rincorre FdI, che Salvini è un problema per Draghi e che Forza Italia dovrebbe rendersene conto e accettare la proposta del Pd di tagliare i ponti con sovranisti ed ex sovranisti e fare la ruota di scorta destra dei Dem, così come M5S è quella sinistra. La realtà è più complessa, così come lo è la lotta alla pandemia, che solo adesso il governo prova a fronteggiare con regole sensate e non dogmatiche, sulla spinta popolare e grazie alle osservazioni critiche del centrodestra.

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