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Papa Francesco, la rinuncia al cibo è un'arma spirituale: il senso del digiuno per l'Ucraina

 Papa Francesco

Renato Farina
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Moltissimi hanno aderito, tra gli altri 270 parlamentari italiani, e tra essi Liliana Segre, ebrea, all’appello di Francesco. Ha proposto al mondo intero di lanciare ieri, 2 marzo, un segno in cielo che piombi vittorioso in terra come una colomba. Il digiuno di un giorno, un solo giorno, nel mercoledì delle ceneri, unica arma ammessa dal pontefice da inviare come un missile, per disinnescare i razzi ipersonici con testata nucleare minacciosamente in allerta. Questi ultimi non sono umanamente intercettabili, vanno cinque volte più veloci del suono, ma è un fatto: questo Papa come i predecessori crede alla "potenza spirituale dei segni" (Giovanni Paolo II) e propone di sganciarli sul teatro tremendo del conflitto nell'Est dell'Europa. Preghiera e digiuno. È un illuso? Non sappiamo quanti tra coloro che a parole hanno aderito, manterranno la promessa, lo sapranno a mezzanotte Dio e i frigoriferi di casa nostra. Il fatto è che ha proposto questo gesto a credenti e non credenti. Ma perché costoro dovrebbero aderire al digiuno se Dio non esiste? Esiste, e la fa gridare Alessandro Manzoni all'Innominato, la preghiera dell'ateo: se Dio ci sei, rivelati a me. Rivelati a noi con la pace, fa' questo miracolo. Tocca il cuore dei potenti e dei popoli.

 

 

DALLA PREISTORIA
Non c'è nulla di folkloristico o di scenografico. C'è un presentimento che accompagna l'umanità dal suo sorgere. La sua utilità per vivere in pace. Lo dice l'archeologia che il digiuno, l'offerta delle primizie, è la più antica forma di preghiera davanti all'Ignoto Mistero. Era praticato in tempi ancestrali. Le incisioni rupestri della Val Camonica attestano che oltre alla caccia per mangiare, oltre al compito di far figli, c'era un'altra attività elementare: ci si inchinava e si sacrificava il proprio cibo, si rinunciava al boccone più buono, per offrirlo al Dio Sconosciuto. Non è pratica certificata solo dalle tre religioni monoteiste, né è consegnata ai riti ancestrali delle caverne: è ad esempio la preghiera più importante del Taoismo. Secondo i padri della Chiesa, il digiuno è il primo comandamento disobbedendo al quale Adamo ed Eva furono cacciati dall'Eden. Lo scrive San Basilio, lo ha ridetto Benedetto XVI nel dicembre del 2008. Rinunciare ai frutti di quell'albero, cos'era se non una richiesta di digiuno per godere il Paradiso e l'amore e la pace? Il digiuno perciò, lungi dall'essere una privazione, è una strada di adesione al vero destino dell'uomo che è di gioia e di pace. Il digiuno rimedia al peccato di Adamo ed Eva. Per questo fu praticato per 40 giorni da Mosè, da Elia, e poi da Cristo stesso nel deserto. Non è un modo per temprare la volontà, ma per consegnare il proprio pane a un Dio buono che lo moltiplichi per imbandire di pace e prosperità la tavola dei poveri e dei perseguitati. Il digiuno insomma non è un esercizio che si ferma a terra, e neppure si riduce a una generosa sofferenza che non fa nemmeno il solletico a chi maneggiai bazooka, figuriamoci, va in cielo, è una forma - si scusi il cedimento cinematografico - di guerra stellare. C'è una filastrocca di Gianni Rodari che - chissà per quale sortilegio profetico- si intitola La luna di Kiev. C'entra con noi, è la nostra luna, siamo connessi, si dice oggi, in comunione, dice il Papa, e magari il nostro digiuno l'ha accarezzata. Chissà se la luna di Kiev è bella come la luna di Roma, chissà se è la stessa o soltanto sua sorella... Ma son sempre quella! - la luna protesta - non sono mica un berretto da notte sulla tua testa! Viaggiando quassù faccio lume a tutti quanti, dall'India al Perù, dal Tevere al Mar Morto, e i miei raggi viaggiano senza passaporto Il digiuno come arma per tenere lontana la guerra non l'ha introdotta nel terzo millennio questo Papa. San Giovanni Paolo II chiese, esattamente come Bergoglio, "preghiera e digiuno". Lo fece nel settembre del 2001 dopo le Torri Gemelle, quindi il 3 marzo del 2003, il mercoledì delle ceneri di allora, per scongiurare l'invasione americana dell'Iraq. Non chiedeva la conversione dei guerrafondai: anche. Ma la guerra - non solo per la Chiesa cattolica, ma pure per i grandi tragici greci - è frutto amarissimo di colpe in famiglia, nella propria comunità, ed essa offende l'armonia dell'universo, e ha conseguenze agli antipodi, ma anche lungo i secoli. La responsabilità è sempre personale. Ma le conseguenze del bene e del male rimbalzano tra i continenti e sorpassano la soglia di questo tempo.

 

 

I FIORETTI
È il mistero della comunione dei peccatori. Che c'è nei miti precristiani, che hanno trovato il loro compimento nella Croce di Cristo che si è caricato dei peccati presenti e futuri. Ehi, non lo dico io, ma la religione che ha dato forma alla nostra civiltà. Il male può essere riparato offrendo qualcosa di sé a Dio e ai poveri, completando ciò che manca al sacrificio di Cristo. I fioretti che si insegnavano una volta ai bambini hanno questo senso che scavalca con leggerezza le barriere delle galassie e i secoli dei secoli. È il concetto espresso dall'Adelchi di Manzoni: «Soffri e sii grande il tuo destino è questo». La nostra espiazione liberamente offerta può incidere nella storia come misterioso rimedio all'abominio e iniettare la pace nelle crepe dell'orrore. Puoi non accettare questo, amico, ma accetta per un giorno, come se fosse un "grande forse", una ragionevole scommessa, la proposta del mercoledì delle ceneri. Dai che lo sappiamo tutti: il male come il bene hanno risonanza cosmica, nella liturgia dell'universo rinunciare alle patate fritte, o alla grigliata, può essere ridicolizzato, e tranquillamente si constaterà che oggi, giovedì 3 marzo, nella pianura armena si ode ancora il cannoneggiamento, e la rotariana luna sopra Kiev è sporca di sangue. Ma il piccolo digiuno di chi si è associato al gesto di Francesco, non so come, ha fatto cadere una goccia sulla pietra. 

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