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Vladimir Putin? Per l'umanità è iniziato il regresso: dalla civiltà si torna alla barbarie
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Se si segue sui media il dibattito relativo alla guerra in Ucraina si sentono spesso dichiarazioni emotive e partigiane. Alla fine il confronto sembra ridursi ad una contesa fra chi è a favore del mondo libero e chi parteggia per una autocrazia e in ultima analisi fra chi sta con la Nato, l'America e l'Europa e chi sta contro. Chi appartiene al primo gruppo ha di norma condiviso o comunque accettato anche il bombardamento della Serbia, l'invasione dell'Iraq, e ha giustificato la eliminazione di Gheddafi. Chi sta nel secondo gruppo si dimostra indifferente alle bombe russe sugli ospedali, sulle scuole, sui teatri, alla strage di civili e perfino di bambini che in queste ore sta avvenendo in Ucraina, come pure sorvola sulla pretesa di annientare la sovranità di uno Stato indipendente. Spesso non ha il coraggio di dichiarare il proprio sostegno a Mosca, ma si rifugia in argomentazioni polemiche contro i torti dell'Occidente.
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In verità l'invasione russa coinvolge problematiche più profonde. È in gioco il significato primo delle regole che dovrebbero impedire all'interno degli Stati e fra Stati che le contese si risolvano con la forza, avvantaggiando chi è più forte a scapito di chi è più debole, in definitiva legittimando la prepotenza e l'arbitrio. Vi è nella storia del diritto occidentale un esempio paradigmatico, la trasformazione di una contesa violenta in pacifica lite processuale: il più antico processo romano stilizza la contesa violenta in formule recitate davanti ad un magistrato. È la nascita di un modo civile di regolamentare le controversie. Prima c'era la barbarie, poi il diritto. È stato osservato anche nella società italiana che all'indomani del Covid si è prodotto un imbarbarimento sociale con una carica di violenza e di prepotenza che si è tradotta in un aumento delle aggressioni, delle liti, degli stupri.
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È stato anche affermato che l'isolamento da Covid potrebbe aver agito sulla mente di Vladimir Putin, che peraltro non ha mai disdegnato, anche in passato, la parte dell'uomo forte, capace di soluzioni dure. Al di là delle ragioni e dei torti, che non sempre stanno da una sola parte, e quali che ne siano i motivi, Putin il 24 febbraio ha varcato una linea rossa: la linea della civiltà e del diritto riportando il mondo alla barbarie. Chi legittima o comunque accetta l'azione dello "zar", legittima la regressione alla società dove il più forte, il più prepotente impone la sua volontà. Chi insomma oggi dimostra comprensione verso ciò che sta avvenendo fra Kiev e Mariupol legittima che per prendersi o per conservare una cosa che a torto o a ragione si ritiene propria, il più forte possa rifilare due bastonate in testa al più debole e finirla lì. È innanzitutto questo il motivo per cui oggi non si può non stare con Kiev.
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