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Droni cinesi usati dai russi in Ucraina, "quale azienda c'è dietro": il caso esplode in Italia

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Basta droni civili usati dai militari russi. MediaMarkt, la catena di negozi di elettronica di cui fanno parte anche Saturn e MediaWorld in Italia, ha deciso di bloccare le vendite dei prodotti del brand cinese, DJI, accusandolo di fornire droni all'esercito russo per i raid sull'Ucraina nonostante l'appello lanciato di recente dal vice primo ministro di Kiev all'azienda di Shenzhen.

 

 

Secondo quanto riporta hdblog.it, Mykhail Fedorov nella lettera inviata a Frank Wang, fondatore e ceo di DJI, ha scritto: "Chiediamo alla tua azienda di terminare qualsiasi rapporto e business nella Federazione Russa finché l'aggressione russa in Ucraina non terminerà del tutto e verrà ripristinato un giusto ordine". Nel mirino c'è in particolare il DJI Aeroscope, trasmettitore che l'azienda cinese sostiene sia in grado di captare i dati scambiati tra un drone e il suo controller remoto. L'esercito russo farebbe uso di una versione modificata di questa soluzione per identificare il nemico fino a 50 chilometri di distanza.

 

 

Ma c'è di più. Secondo Kiev i droni forniti da DJI alla Russia vengono impiegati per guidare i missili con maggior precisione. Durante la crisi in Georgia i dispositivi erano stati disattivati, e il governo di Zelensky ora chiede che lo stesso avvenga in Ucraina. Ma la risposta di DJI non si è fatta attendere. "Tutti i prodotti DJI sono progettati per scopi civili e non sono dotati di specifiche militari". E ancora: "La funzionalità AeroScope non può essere disattivata", e "DJI non può ottenere le informazioni utenti e i dati di volo".

 

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