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Nicola Zingaretti? Alessandro Sallusti: se c'è il Pd di mezzo, l'inchiesta non si fa

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Ci sono indizi o supposizioni in base ai quali le procure si mobilitano con grande spiegamento di forze investigative sostenute dalla gran cassa mediatica di giornali compiacenti e complici. Poi ce ne sono altri che rimangono nel limbo, nei cassetti delle scrivanie dei magistrati e i cui verbali non vengono fotocopiati e diffusi. È il gioco sporco della magistratura e dell'informazione italiane per cui una donazione in chiaro alla fondazione, per fare un esempio tra i tanti possibili, di Matteo Renzi viene passata ai raggi X e diventa in sé prova di colpevolezza mentre su altri passaggi di denaro, legittimi fino a prova contraria, nulla si accerta.

 

 

Oggi pubblichiamo tre storie che i giornalisti segugi sì ma solo a comando si sono ben guardati dal rendere pubbliche. Si tratta di verbali secretati in cui due faccendieri già al centro di intricate vicende giudiziarie nelle quali sono stati ritenuti attendibili, Fabrizio Centofanti e Piero Amara, parlano, e forse sparlano, di favori economici fatti all'ex segretario del Pd e governatore del Lazio Nicola Zingaretti durante la sua campagna elettorale, a un attuale membro del Csm fondatore della corrente "grillina" di Piercamillo Davigo, Sebastiano Ardita, a cui avrebbero pagato le vacanze, e di una magistrata romana al centro di vicende sospette. Bene, a distanza di oltre un anno dall'acquisizione di queste informazioni nulla è stato fatto per accertare la verità e quindi noi non sappiamo se Amara e Centofanti hanno mentito - e quindi andrebbero accusati di calunnia - o se viceversa Zingaretti e Ardita hanno commesso degli illeciti e di conseguenza dovevano essere indagati.

 

 

Questo non è un caso di sciatteria o di ritardi della giustizia, questo è un metodo ben collaudato di uso della giustizia per altri fini, quelli di abbattere i nemici e proteggere gli amici del momento. Tutto ciò rende più comprensibile il perché i magistrati stiano alzando le barricate, con l'aiuto in parlamento non a caso di sinistra e Cinque Stelle, per impedire la riforma della giustizia. Solo questo dovrebbe essere un buon motivo per andare in massa a giugno a votare "sì" al referendum per abbattere questo sistema perverso. Lo capiranno gli italiani? Me lo auguro, conscio che la congiura del silenzio in atto sul tema non faciliterà il raggiungimento dell'obiettivo.

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