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Bucha, la comunicazione in tempo di guerra? Lacrime di coccodrillo per lavare le coscienze

Giuseppe Valditara
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Non avevamo bisogno delle immagini di Bucha per scoprire quanto questa guerra sia atroce e assurda. Migliaia di vittime senza senso, in nome più ancora che di un nazionalismo arcaico, di fantasmi irrazionali. Dopo la devastazione dell'economia russa, la perdita di credibilità internazionale, e l'odio suscitato nel popolo ucraino, anche fra quello che parla la lingua di Mosca, quanto potrà valere la conquista di Mariupol o di Odessa? Con quali sforzi economici enormi o con quali misure disumane, Putin potrà pensare seriamente di sottomettere un popolo che preferisce morire piuttosto che arrendersi? Eppure i russi proseguono la loro lenta, brutale e sgangherata avanzata. E non si intravvede una fine. I negoziati non stanno dando alcun risultato significativo, è probabile che fino alla conquista di tutto il Sud dell'Ucraina le armi non taceranno.

 

 


STOP AI PAGAMENTI
Diciamolo chiaramente: le sanzioni adottate fino ad ora non sono in grado di fermare i massacri e tanto meno questa folle guerra. E non saranno certo qualche carro armato polacco, un po' di missili tedeschi o di mitragliatrici italiane a impedire a Putin di prendersi alla fine ciò che ossessivamente vuole. Le armi spedite dall'Occidente hanno certamente impedito una rapida vittoria russa, ma ora servono soltanto a prolungare l'agonia di un popolo. E servono soprattutto a lavare le nostre coscienze. L'unica misura per bloccare i fucili, i tank, i missili, gli aerei inviati da Mosca, insomma l'unico mezzo per impedire nuove Bucha, è smettere da domani, non fra sei mesi o fra un anno, di pagare il gas e il petrolio di Mosca: ormai è chiaro che questa è la vera arma risolutiva. Basta ipocrisia: noi stiamo finanziando la guerra di Putin. Senza i nostri soldi lo zar non ha la possibilità materiale di continuare la sua invasione.

 

 


COLPA NOSTRA
Quei morti sono dunque anche colpa nostra, di politiche energetiche scellerate del passato e di ignavia oggi. Il governo italiano, pur legittimamente preoccupato dalle conseguenze interne di tale misura, ha dato la sua disponibilità a mettere uno stop agli acquisti di idrocarburi dalla Russia. Del resto il ministro Cingolani ha chiarito che «una completa interruzione dei flussi dalla Russia in questo momento, da oggi, non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna per l'Italia». La Germania di Olaf Scholz, socialdemocratico, dello stesso partito del presidente di Rosneft Gerhard Schroeder, pare abbia messo invece il veto sul blocco delle importazioni di gas. Fino a quando quel veto rimarrà tutte le lacrime per Bucha o per Mariupol saranno lacrime di coccodrillo. 

 

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