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Oriente, "la democrazia rovina gli affari": cosa pensano davvero gli arabi

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Daniel Mosseri
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La pancia piena e la libertà di espressione sono due pilastri della società (del benessere) in cui viviamo. Ma quello che vale a queste latitudini non è necessariamente vero altrove. Prendiamo il Vicino Oriente: una ricerca condotta dagli studiosi di Arab Barometer - una rete di ricerca apartitica fondata da due accademici statunitensi che indaga atteggiamenti e valori sociali, politica ed economia in Medio Oriente e Nord Africa - dimostra che gli arabi stanno perdendo fiducia nella capacità della democrazia di garantire la stabilità economica.

 

 

 

È il risultato dell'indagine condotta intervistando 23.000 persone in nove paesi arabi e nei Territori palestinesi. Dall'Iraq alla Libia, dalla Giordania al Marocco, il trend è lo stesso: «C'è una crescente consapevolezza che la democrazia non è una forma perfetta di governo e non risolverà tutto», spiega il direttore di Arab Barometer, Michael Robbins, secondo cui si è registrato un netto peggioramento del sentiment pro-democrazia in ogni paese toccato dalla ricerca. E il malcontento ha basi solide.

 

 

 

Due i dati di rilievo messi in luce dalla ricerca: più della metà degli intervistati, in media, concorda con l’affermazione che l’economia è debole in un sistema democratico (qua si salva solo il Marocco); e in ogni paese intervistato, più della metà afferma anche di essere d’accordo sul fatto di essere più preoccupata per l’efficacia delle politiche del proprio governo, che per il tipo di governo. Qua vincono a man bassa gli iracheni, con il 79% degli intervistati poco interessati ai check and balances costituzionali e anzi dove l’87% degli orfani di Saddam Hussein chiede un “leader forte”; seguono a sorpresa i tunisini (77% anti-democrazia e 81% pro leader) e libici (77% e 71%) Altre sorprese: nel balcanizzato e ormai collassato Libano il 73% auspica un leader che pieghi le regole pur di far funzionare il paese. Leader forte che invece solo il 51% dei palestinesi e il 48% dei marocchini invoca. A dieci anni dalla primavera araba – un fenomeno che ha avuto effetti eterogenei – il bilancio è in chiaroscuro: i vecchi regimi sono cambiati ma le pance sono rimaste vuote.

 

 

 

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