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Socci, "se le ingerenze a favore di Draghi sono benedette". Quello che nessuno dice

Mario Draghi

Antonio Socci
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La nostra crisi di governo? Ci pensano gli stranieri. Non disturbiamoli con le fastidiose opinioni degli italiani. Sanno loro - all'estero - cosa è bene per noi. Massimo Giannini, direttore della Stampa, scrive che su Mario Draghi «la Casa Bianca e l'Eliseo, la Commissione europea e la cancelleria tedesca» stanno premendo «per chiedergli tutti la stessa cosa: ripensaci, ritira le dimissioni, resta al tuo posto». «Lo contatta anche Volodymyr Zelensky», aggiungono Simoni e Lombardo sullo stesso giornale. Non sia mai che il presidente ucraino rinunci a fare le sue pressioni per orientare la crisi di governo italiana secondo il suo volere.

Nei giorni scorsi pure il presidente e capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, il tedesco Manfred Weber, aveva definito «irresponsabile e incomprensibile» lo strappo del M5S sul governo. Si tratta del governo italiano e del Parlamento italiano dove - secondo la Costituzione italiana - i partiti italiani assumono liberamente le loro posizioni. Ma al tedesco Weber non sta bene e fa la sua reprimenda perché «disertando il governo Draghi, gli estremisti 5 Stelle non solo peggiorano le prospettive economiche dell'Italia, ma anche dell'Europa».
Da questo singolare concetto deriva che a decidere chi governa in Italia non dovrebbero più essere gli italiani (attraverso coloro che eleggono in Parlamento), ma i tedeschi, i francesi, gli olandesi e così via.

PURE IL VATICANO - Neanche il Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin ha voluto far mancare le sue pressioni: ha esortato a «non dividerci» e ha chiesto «stabilità di governo». Tomaso Montanari, dopo averlo invitato a «occuparsi dei problemi del suo Stato», gli ha ricordato che il governo Draghi che egli difende era stato duramente criticato dal Papa.
Ma sull'Italia tutti, nel mondo, si ritengono in diritto di intervenire e ritengono di aver diritto di fare le loro pressioni. Solo gli italiani non hanno voce in capitolo: la loro opinione che emerge nei sondaggi è snobbata e si fa di tutto per evitare il loro voto anticipato.

 

 

Certo, tutti i paesi votano o hanno votato, anche durante la guerra e la pandemia. Ma il fatto che possano votare gli italiani preoccupa e disturbai governi stranieri.
Sabato il Corriere della Sera titolava la seconda pagina così: «Pressing Usa e Ue su Draghi». Nell'articolo spiegava che a Bruxelles temono che «i mesi di campagna elettorale e il governo che verrà possano indebolire l'Italia e renderla più permeabile alle ingerenze del Cremlino».

Così, preoccupati dalle ipotetiche ingerenze altrui in Italia, questi Paesi stranieri hanno pensato intanto di ingerirsi loro nelle nostre faccende interne: una sorta di ingerenza preventiva (magari qualcuno alla fine avrà pure l'ideona di abolire le elezioni in Italia).

Dunque in questi giorni si moltiplicano le pressioni straniere per influire sulla crisi di governo, tutti premono per l'esito a loro gradito e sono interventi pubblici, alla luce del sole. Ma nessuno si faccia venire in mente che queste siano "ingerenze straniere". Solo quelle attribuite ai russi sono ingerenze, infatti, nei mesi scorsi, si sono viste le (assurde) liste di proscrizione, gli allarmi, l'attivismo del Copasir.
Ma oggi no. Quelli di questi giorni sono interventi filantropici. Lo fanno per il nostro bene. I nostri cari alleati sono preoccupati per noi e ci vogliono spingere sulla giusta strada (la loro).
Tanto è vero che nell'ambiente del Pd - che nei mesi scorsi si è distinto per la ferrea e occhiuta vigilanza contro le "ingerenze straniere" - c'è perfino chi si augura che arrivino questi interventi dall'estero. Così almeno ha scritto Francesco Verderami sul Corriere della Sera, il 14 luglio: «Nel Pd c'è chi confida ancora che Draghi si ravveda, "speriamo che venga chiamato da Washington e da Bruxelles e che magari lo convincano a restare"».

 

 

DOPPIOPESISMO - Dunque solo il Pd può dire quali sono le "ingerenze straniere". Per esempio, il Conte 2, il governo giallorosso, ha alla sua origine proprio una clamorosa "ingerenza" e addirittura dell'odiato Trump: il famoso tweet dove chiamava «Giuseppi» il professor Conte. Solo che grazie a quel tweet il Pd poté tornare al governo, con il M5S, perciò nessuno si è mai scandalizzato per "l'ingerenza" e nemmeno per il fatto che fosse di Trump. Se serve alla causa (loro) tutto fa brodo e tutto è giusto e legittimo. A quel tempo Conte - per il Pd - fu addirittura definito il «punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste» (così Nicola Zingaretti, segretario Pd, al Corriere della Sera del 20 dicembre 2019). Ed era osannato dai media mainstream. Ora che ha fatto una scelta diversa dal Pd è diventato di colpo il simbolo del Male (il populismo), addirittura sospettato di aver fatto un favore ai russi. Ecco la pugnalata politica dell'ex grillino Luigi di Maio: «A me piange il cuore nel vedere che a Mosca stanno brindando, è stata servita la testa di Draghi a Putin su un piatto d'argento». In realtà Draghi si è dimesso da solo, senza motivo (avendo la maggioranza), ma a Di Maio basta lanciare il sospetto. 

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