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Gad Lerner, Alessandro Campi: "I cattivi maestri non sanno mai pentirsi"

Antonio Rapisarda
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Mario Draghi si è dimesso da soli dodici giorni e l'effetto unità nazionale si è già dissolto in una vorticosa campagna di "delegittimazione elettorale" da parte del Pd. Non è sorpreso di questa deriva «apocalittica» Alessandro Campi, docente di Storia delle dottrine politiche all'Università di Perugia ed editorialista. Se i toni allarmistici della rive gauche sono una costante di ogni vigilia elettorale, per il prof ciò che va sgombrato dal campo è la "teoria del complotto" riguardo all'implosione del governo Draghi: «Abbiamo fatto tutto da soli».

 

 

Prof, campagna ossessiva e a senso unico. Tutta contro il centrodestra.

«A conferma di quanto fosse fragile e forzata l'unità nazionale costruita da Mattarella. Sin dal primo giorno i partiti della maggioranza hanno cercato di farsi le scarpe l'uno con l'altro: ovvero, soprattutto il Pd, di tirare il capo del governo dalla loro parte. Caduto quest' ultimo, visti i sondaggi, è iniziata la prevedibile sarabanda mediatica contro il centrodestra: la Costituzione da salvare, il fascismo alle porte, la democrazia in pericolo, le preoccupazioni dell'Europa. È lo stesso copione dal 1994, quando perla prima volta si candidò Berlusconi».

La prima mossa è stata la sempreverde accusa di cripto-fascismo nei confronti di Fratelli d'Italia...

«L'accusa di fascismo in chiave delegittimante dell'avversario è stata spesso utilizzata nella storia italiana. È l'argomento con cui il Pci e i suoi eredi hanno cercato di mettere fuori gioco chiunque si opponeva ai loro disegni. Nella storia repubblicana, in tanti sono stati trattati dalla sinistra come nemici della democrazia e della Costituzione. Da Pacciardi a Renzi, da Fanfani - per cui si coniò il termine di "fanfascismo" - a Craxi, da Scelba a Berlusconi. Ora è il turno della Meloni».

Si è passati poi alla delegittimazione degli alleati di Giorgia: Salvini e Berlusconi "manovrati" da Putin...

«Intendiamoci, l'atteggiamento ambiguo della Lega e di alcuni ambienti di destra nei confronti di Putin è un fatto reale. La fascinazione del suo modello autoritario-sovranista ha circolato ampiamente anche in Italia. E su questo punto converrebbe fare chiarezza una volta per tutte. Così come è ben documentata l'azione di condizionamento e disinformazione svolta dal regime russo all'estero, non solo in Italia. Ciò detto, comincia ad essere un po' ridicola quest' idea che dietro ogni governo che cade e ogni elezione che non va come piace alla sinistra ci siano i russi che tirano le fila. Il governo Draghi è caduto in Parlamento grazie a un colpo di genio politico di Conte (si fa per dire...) e alla poca flessibilità politica mostrata dallo stesso Draghi. Il centrodestra si è solo infilato nel pertugio aperto da altri. Insomma, abbiamo fatto tutto da soli».

Addirittura il tema migranti dalla Libia è stato ribaltato dai progressisti: sarebbe anch' esso parte del "complotto" dei russi per far vincere il centrodestra.

«La sinistra accusa la destra di coltivare il mito complottista della "Grande sostituzione" come vero obiettivo dei flussi migratori di massa. Quella stessa sinistra cade ora vittima di una sindrome complottista nel momento in cui vede dietro gli aumenti degli sbarchi un'operazione gestita dai russi attraverso i suoi mercenari e finalizzata a offrire un facile argomento di propaganda al centrodestra. Forse gli sbarchi sono aumentati perché siamo in estate».

Il complottismo ha mutato pelle, insomma.

«Diciamo che è una sindrome trasversale.Quando non si riesce a spiegare qualcosa, ci si inventa una soluzione di comodo in chiave cospiratoria. Evocare un complotto significa imputare all'avversario di muoversi nell'ombra, di nascondere chissà quale terribile segreto, di essere l'agente di una qualche forza straniera. Il vantaggio è che non bisogna addurre prove, basta fare un titolo azzeccato, lanciare un sospetto e infangare l'avversario. Il misterioso e l'incognito attirano sempre e grazie a essi il danno è fatto, salvo chiedere scusa o cambiare idea quando ormai non serve a niente».

Anche l'uccisione di Alika Ogorchukwu è diventata oggetto di speculazione: ovviamente per tirare le pietre contro la destra.

«Già sta emergendo che l'assassino ha seri problemi psichiatrici. Le speculazioni politico-giornalistiche sono come quelle finanziarie: possono andare male e ritorcersi su chi le fa. Oltre che esacerbare il dibattito pubblico mi chiedo cosa porti in termini elettorali provare a scaricare sulla destra la colpa politica di quel che è accaduto. Ma su questo versante le responsabilità, più che della politica, sono di un certo mondo giornalistico militante che nemmeno prova più a nascondersi. Il primo tweet contro la Meloni non lo ha scritto Fratoianni, ma Formigli...».

A proposito di giornalismo militante. Per Gad Lerner gli 80 annidi Sofri sono stati vissuti «dalla parte giusta»...

«Quel tweet è l'elogio affettuoso di uno dei tanti "cattivi maestri" della storia italiana fatta da un amico di gioventù. Esprime la presuntuosa convinzione di non aver mai sbagliato e di non avere nulla di cui pentirsi, quali che siano state le smentite della storia che la sinistra ha dovuto sopportare. È infine la conferma che in Italia, anche in campo culturale, contano soprattutto le lobbies, le cordate e le relazioni amicali».

 

 

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