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Nucleare, Salvini apre alle centrali: piovono insulti da sinistra

Giuseppe Valditara
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L'avvio della campagna elettorale si è caratterizzato per il tentativo di politici e media di sinistra di creare una sorta di neo arco costituzionale che separi e difenda il Bene (rappresentato, ça va sans dir, da loro) dal Male, le pericolose destre. Si sono scatenati in tanti, spesso con il metodo dell'insulto. Non è sfuggito a questo atteggiamento, da ultimo, Angelo Bonelli, leader ambientalista, appena aggregato da Enrico Letta al novello "fronte popolare". Le sue recenti dichiarazioni contro la scelta pro nucleare di Salvini sono esemplari. Si parte con l'invito a «studiare di più», delegittimando innanzitutto la competenza personale del leader leghista. Lo si considera poi il rappresentante della «peggiore destra». Dopo la delegittimazione personale, arriva dunque quella del suo movimento: il giudizio è tranchant, non lascia spazio ad equivoci. E infine non si riconosce dignità politica nemmeno alle posizioni di Salvini in materia di energia: esse infatti non sarebbero altro che «l'ennesimo, becero tentativo di bloccare la transizione ecologica e le attività ambientalmente sostenibili».

 

 

 

Prese di posizione come quelle di Bonelli sono assai diffuse nel campo progressista. Sono posizioni che non fanno bene al confronto democratico e appaiono in contrasto proprio con la lettera e lo spirito della nostra Costituzione. L'art.2 presuppone infatti l'adempimento di obblighi di solidarietà politica. Il richiamo alla solidarietà, che evoca in qualche modo la "fraternità" del motto rivoluzionario francese, presuppone, come ha sottolineato Lorenza Carlassare, «il riconoscimento e l'adesione al principio cardine della Costituzione vale a dire il rispetto dovuto ad ogni persona in quanto tale a prescindere dai suoi meriti o demeriti». Il riferimento specifico della solidarietà alla "politica", unito al richiamo contenuto nell'articolo 49 al "metodo democratico", a cui deve ispirarsi il concorso alla determinazione della politica nazionale, implicano che quel "rispetto" dovuto ad ogni persona deve tradursi nella legittimazione dell'avversario politico, che non può essere rappresentato come un nemico da screditare, discriminare e infine abbattere. È in altre parole il contenuto essenziale di ogni democrazia che presuppone una critica anche dura delle idee altrui, preservando tuttavia sempre il rispetto della dignità del contendente, sentito come partecipe di una medesima comunità. L'insulto, l'offesa, la emarginazione sono dunque incompatibili con i principi cardine di una democrazia occidentale.

 

 

 

In verità si tratta di atteggiamenti di matrice giacobina, riportati in voga in Italia dai vari massimalismi politici: fascismo, comunismo, socialismo rivoluzionario. Non dovrebbe sfuggire ad un leader come Enrico Letta, cresciuto nella sinistra democristiana, la corrente ideale di Giorgio La Pira, che avallare il diffondersi di certi comportamenti rischia di disgregare quel minimo collante che ancora tiene unite le istituzioni repubblicane e costituisce il residuo cemento della unità della nazione. 

 

 

 

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