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Giorgia Meloni, perché ha più coraggio di Mario Draghi: quello che nessuno dice

Sandro Iacometti
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Ricordate lo scorso autunno? Non fosse stato per i grillini, che hanno minacciato per l'ennesima volta (come poi hanno fatto) di uscire dalla maggioranza, il reddito di cittadinanza forse se la sarebbe vista brutta. Di fronte alle quotidiane notizie di mafiosi con l'assegno in tasca, all'incapacità della pubblica amministrazione di fare i controlli e al plateale fallimento della seconda gamba dello strumento, quella delle politiche attive per il lavoro, persino il Pd sembrava stanco di difendere la misura voluta da M5S.

 

 

 

Il sussidio che non piaceva più a nessuno è però quasi scomparso dalla campagna elettorale. Il perché lo capisce anche un bambino. Di sicuro non ha abolito la povertà, come urlava nel 2018 Luigi Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi, però ha portato (secondo gli ultimi dati Inps) un assegno medio di 551 euro nelle tasche di 3,5 milioni di italiani. Con altrettanti probabilmente che in questo momento stanno facendo carte false (letteralmente) per ottenerlo. Ecco, dire a queste palate di elettori che da domani i soldi arriveranno solo a chi ne ha veramente bisogno perché impossibilitato a farcela con le proprie forze, come ha fatto ieri Giorgia Meloni, può sembrare un gesto dettato dalla follia.

 

 

 

In realtà è un rischio calcolato. Basato sulla convinzione che può essere la volta buona per un cambio di paradigma: far capire agli italiani che l'unico modo di abolire la povertà è quello di creare ricchezza. Altro che fascismo, sembra di sentire la Thatcher. E se il paragone vi sembra azzardato, conviene ricordarsi come se l'è cavata recentemente Draghi di fronte a chi gli chiedeva un giudizio sulla mancetta grillina: «È una cosa buona, ma se non funziona è cattiva». Dunque? Nessuno lo ha capito.

 

 

 

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