
Natale: L'Aquila citta' fantasma, per 32.000 feste ancora fuori casa/Adnkronos

Roma, 18 dic. (Adnkronos) - Ancora un altro Natale, il quarto dopo il terremoto, nella tristezza di una citta' distrutta. L'Aquila si prepara a trascorrere festivita' natalizia "che saranno piu' buie di quelle del 2009" con circa 32 mila persone ancora in attesa di rientrare nelle loro case. Seppure "sono state fatte grandi cose pur nella complessita' della situazione" rimane ancora un centro storico fantasma: degli oltre 900 negozi sono poche decine quelli rimasti aperti, e l'economia della citta' e' in serio pericolo. E "sia all'Aquila che in provincia sono tante le aziende che hanno dichiarato di voler ridurre il personale o addirittura di 'fuggire', per stabilirsi altrove". A descrivere l'atmosfera, molto poco natalizia, sono esponenti delle istituzioni, della societa' civile, del settore economico e della Chiesa, sentiti dall'Adnkronos. A parlare sono il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, il direttore della Confcommercio Abruzzo Celso Cioni, il direttore dei Beni culturali d'Abruzzo Fabrizio Magani e l'arcivescovo dell'Aquila monsignor Giuseppe Molinari. "E' un quarto Natale ancora pesantissimo" dichiara Cialente che denuncia: "La gente e' passata dalla frustrazione alla rabbia crescente. E questo mi preoccupa molto. Spero che qualcuno se ne renda conto e si dia da fare. In citta' c'e' molta tensione". A distanza di tanto tempo da quel 6 aprile 2009 ancora tante persone, ben 32 mila, "non rientrano nelle proprie case- spiega il sindaco - vivono nel progetto case o nei Map (moduli abitativi provvisori), sistemazioni relativamente confortevoli. Altre circa diecimila vivono in autonoma sistemazione, cioe' si arrangiano. Altri nuclei familiari sono invece ospitati in abitazioni di enti e altri 300 circa dormono dentro le automobili. Abbiamo una poverta' enorme". La causa di questa situazione, secondo Cialente, e' da attribuire innanzitutto ai tempi troppo lunghi. "Abbiamo perso due anni per l'incapacita' del commissariamento e della struttura tecnica di missione che ha solo combinato pasticci enormi - sottolinea - La ricostruzione delle case della periferia e' partita con un ritardo elevatissimo. Solo per capire come si doveva ricostruire hanno impegato 15 mesi. Inoltre, per il rilancio economico produttivo non si e' fatto nulla, adesso dovrebbero arrivare i soldi per fare qualche investimento. E la situazione occupazionale e' spaventosa. Ci vogliono far ripagare anche quel 60% di restituzione delle tasse che ci avevano tolto. La situazione e' veramente insostenibile", ribadisce. "La legge Barca prevede che il 31 dicembre finisca definitivamente l'emergenza, mettendo a rischio tutte le forme di assistenza praticate finora. Se non ci sara' una proroga dovro' dimettermi, a quel punto la citta' potra' essere gestita solo da un commissario prefettizio". (segue)
Dai blog

"Dave presidente per un giorno", dopo l'ictus accade l'impensabile
