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Mafia: difesa Mancino, non esclude incontro con Borsellino ma non su trattativa

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Palermo, 15 feb. (AdnKronos) - "Nicola Mancino ha affermato in più occasioni che poteva avere incontrato il primo luglio del 1992 Paolo Borsellino, ma non vi era stato alcun colloquio che avesse per oggetto la trattativa". Lo ha detto l'avvocato Nicoletta Piergentili proseguendo la sua arringa difensiva al processo sulla trattativa in difesa dell'ex Presidente del Senato Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. L'accusa chiede per Mancino la pena a sei annoi di carcere. "Le sue dichiarazioni - spiega il legale - le sue dichiarazioni vengono confermate anche dall'ex Procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Aliquò che riferì come andarono i fatti, in linea con le dichiarazioni di Mancino". Nel luglio del 29014, il pentito di mafia Gaspare Mutolo, interrogato proprio al processo trattativa, a proposito dell'incontro tra Mancino e Borsellino, avvenuto 18 giorni prima della strage di via D'Amelio, aveva detto: "Il primo luglio del 1992, in un posto vicino alla prefettura di Roma, incontrai Borsellino perché stavo collaborando con la giustizia - raccontava Mutolo - Durante l'interrogatorio lui ricevette una telefonata dal ministero e mi disse che si doveva allontanare per incontrare il ministro". Il ministro al quale si riferiva il magistrato era proprio Nicola Mancino, all'epoca alla guida del Viminale, oggi indagato per falsa testimonianza al processo. Poco prima di avere ricevuto la telefonata dal ministero, Borsellino aveva appreso dal collaboratore la sua intenzione di parlare di uomini dello Stato in contatto con la mafia come il funzionario di polizia Bruno Contrada, il giudice Domenico Signorino e il magistrato di Cassazione Corrado Carnevale. "Borsellino - aveva aggiunto Mutolo - ritornò dopo due ore. Era arrabbiatissimo, fumava due sigarette insieme e io capii dopo perché. Mi disse di avere incontrato, fuori dalla stanza del ministro, Contrada e l'ex capo della polizia Vincenzo Parisi. Contrada mostrò di sapere dell'interrogatorio in corso con me, nonostante l'obbligo di segretezza. Anzi gli disse: 'So che è con Mutolo, me lo saluti'. Io intuii - aveva proseguito il pentito - che Borsellino era arrabbiato perché del nostro colloquio riservatissimo erano venuti a conoscenza personaggi discutibili". Mentre Mancino ha sempre detto di non ricordare con certezza l'incontro, pur non escludendolo.

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