(Adnkronos) - Denise ha ragione. Nel corso della cerimonia intervallata da brani amati da Lea Garofalo e scelti da Denise per questa occasione, tra un 'I tuoi occhi sono pieni di sale' di Rino Gaetano, 'Gli Angeli' di Vasco Rossi, 'L'ombra della luce' di Franco Battiato e 'Ave Maria' di Fabrizio De Andrè, sono stati letti alcuni brani del diario che Lea Garofalo teneva. Il 19 agosto 1992 annotava: "ho scritto tutto quello che ho sentito, che mi dicono. Non ho scritto quello che penso. Della mia vita non gliene frega niente a nessuno e sono sola. Oggi però ho una speranza: è Denise, mia figlia. Lei avrà tutto quello che io non ho mai avuto nella vita". Anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva scritto Lea Garofalo. Ma il suo messaggio non è mai stato spedito. Era questo: "Sono un mamma disperata, allo stremo delle sue forze. Oggi mi trovo con mia figlia lontana da tutto e da tutti. Sono sola. Ho perso tutto. Sapevo a cosa andavo incontro e ora non posso cambiare il corso di questa mia triste storia. Con questa mia richiesta di aiuto vorrei che lei rispondesse alle decine di persone che si trovano nelle mie stesse condizioni. La prego ci dia un segnale di speranza. Abbiamo bisogno di aiuto". Nel messaggio non si firmava ma si definiva solo "una giovane madre disperata". "Lea è ancora viva, non è morta", dice don Ciotti. E il suo feretro, al centro di un grande palco circondato da numerosi gonfaloni, della città di Milano, della provincia milanese, della Regione Lombardia, del Molise, di Cormano, Bellusco e altre località ancora è diventato un "simbolo antimafia" di una tale forza da zittire, al suo arrivo, un'intera piazza di migliaia di persone pronte ad esplodere in un applauso quando il feretro se ne va, trasportato dal sindaco Giuliano Pisapia, da don Ciotti, da Mario Calabresi, Nando Dalla Chiesa e da due parenti di vittime. (segue)




