(Adnkronos) - Dopo il fermo per l'assalto all'ufficio postale, i tre principali componenti della banda sono ancora detenuti. Nel seguito delle indagini si e' accertata la loro responsabilita' in altre rapine e il reimpiego dei proventi nell'approvvigionamento di cocaina e marijuana. Nelle intercettazioni e' emerso chiaramente come Stasi abbia approfittato del periodo di detenzione per stringere nuove e piu' importanti alleanze con la malavita leccese, che gia' opera nel settore degli stupefacenti e delle rapine, accettandone anche la protezione all'interno del carcere. Per di piu', avrebbe utilizzato il fratello Martino per portare a termine accordi illeciti che gli avrebbero permesso di continuare a reperire notevoli somme di denaro utili anche per il suo mantenimento in carcere. Stasi, anche da recluso, ha pianificato ulteriori rapine presso banche (e non solo) da delegare ad altre persone dalle quali avrebbe preteso una parte del bottino come compenso per l'organizzazione. Efficace nella banda la distribuzione dei compiti: Giuseppe Stasi, capo indiscusso, organizzava i colpi, programmava le azioni e studiava il modo di procurarsi le armi. Antonio Rollo guidava le auto rubate e faceva da 'palo' mentre Daniele Marra, anche per la sua connotazione fisica, era il violento, colui che entrava con il fucile. In un caso a Spongano colpi' un cassiere senza alcun motivo. Il vincolo associativo nasce certamente molto tempo fa, essendo tutti della stessa eta' e cresciuti insieme a Ruffano. Un legame che poi si e' consolidato nel tempo attraverso l'organizzazione e la commissione di numerosi reati. Tutte le rapine, per nulla episodiche ma costanti e reiterate, sono state messe a segno con la stessa metodologia e sistematicita'.
