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Loretta Napoleoni: "Attacco Barcellona collegato a esplosione Alcanar"

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Roma, 18 ago. (Labitalia) - "Per capire la dinamica dell'attentato di Barcellona, io credo che si debba fare un collegamento con quanto è avvenuto mercoledì sera ad Alcanar cittadina del Sud della Catalogna, dove è saltata in aria una casa. Lì secondo me (e secondo quanto anche ipotizzato dalla polizia spagnola) i terroristi stavano preparando le bombe con cui avrebbero dovuto fare l'attentato sulle ramblas. Ma qualcosa è andato storto e così hanno dovuto 'ripiegare' sull'attacco coi furgoncini". Lo dice a Labitalia Loretta Napoleoni, economista ed esperta di terrorismo (è stata anche consulente di diversi governi internazionali, compreso quello spagnolo). E il fatto che le cinture esplosive che indossavano gli attentatori fossero false, dice Napoleoni "è solo perché in questo modo limitavano di molto la possibilità di essere colpiti". Comunque per Napoleoni "le modalità dell'attentato sulle ramblas non sono quelle del classico attentato kamikaze: il secondo furgoncino doveva servire proprio alla fuga, a mettere in salvo gli uomini del commando". Ma perché proprio la Spagna e proprio Barcellona in particolare? "La risposta è che questi attentati avvengono laddove ci sono grosse comunità musulmane -osserva Napoleoni- dove c'è una grande massa di immigrati, perché è lì che ci sono più problemi , è lì che ci sono più probabilità di reclutamento". "Barcellona e la Catalogna -aggiunge Napoleoni- sono la 'Milano' e la 'Lombardia' della Spagna: aree ricche, industrializzate meta di una grande immigrazione dal Maghreb islamico". Un dato ovviamente noto al governo spagnolo tanto che, rivela Napoleoni "la Catalogna era al primo posto nella lista degli attentati possibili stilata dall'antiterrorismo spagnolo". "E vale anche la pena di ricordare che proprio a Plaza Catalunya a Barcellona, cuore e simbolo della città, sono stati sventati molti attacchi". C'è poi la vicinanza della regione spagnola con la Francia "zona caldissima del terrorismo di matrice islamica" osserva Napoleoni. Riguardo alla rivendicazione dell'attentato, per Napoleoni anche a Barcellona come a Nizza o Berlina "si è trattato di un'azione in autonomia non certo organizzata dall'Isis, che poi però si affretta a rivendicare la paternità". "C'è un ombrello sicuramente ideologico -dice l'esperta- che si nutre di antimperialismo, anti-occidente e così via. Ma sotto questo ombrello c'è di tutto, dall'Isis che sta spostando le sue basi in Siria, all'attacco in Burkina Faso dove sono morte 17 persone a questi emuli europei". Quando si parla di appartenenza all'Isis, spiega Napoleoni "dobbiamo tararci su un concetto più moderno: è un'appartenenza relazionata alla globalità, alla liquidità di Internet, vero motore e cerniera di queste azioni". E l'unico modo per prevenire queste stragi, dice Napoleoni "è chiedere aiuto alle comunità musulmane perché se è vero che questi terroristi nascono e crescono all'interno di queste, è vero anche che nelle comunità islamiche la stragrande maggioranza delle persone è pacifica e può dare una mano importante a individuare il terrorista prima che faccia l'attentato. Insomma, un de-radicalizzazione da fare prima e non dopo", conclude.

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