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E ora i signori del ratingci rimettano in serie A

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Conti in sicurezza e scudo anti-spread: è tempo Standard & Poor's e sorelle dovrebbero rivedere i propri giudizi

Matteo Legnani
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Care agenzie di rating, adesso riportateci in serie A. Quando a gennaio Standard & Poor's tagliò il giudizio sul debito sovrano dell'Italia a “BB+” da “A”, lo fece sostenendo che le prospettive per il Paese si erano logorate. Le misure adottate da diversi governi europei, tra cui il nostro, erano state inoltre ritenute insufficienti per far rialzare la testa alle economie in sofferenza. Le cose però sono cambiate. Da allora sembra passata una vita. Roma ha messo in sicurezza i conti spremendo come limoni i suoi concittadini e ha estratto la spada per combattere la devastante evasione fiscale. Ha inoltre intrapreso la impervia strada delle (discutibili) riforme, sta facendo i conti per capire dove andare a tagliare i tanti sprechi della pubblica amministrazione e si è messa in testa di dismettere parte del patrimonio pubblico. Ovviamente il nostro debito resta enorme, ben oltre il 120% del Prodotto interno lordo ma il problema esisteva anche prima. Il punto chiave è che la lancetta che segna la differenza tra le entrate e le uscite correnti si sta rapidamente spostando verso il nero e questo in prospettiva vuol dire che avremo risorse per ridurre il debito. Ma l'attacco speculativo sui Btp e la mancata crescita riportavano nubi colme di pioggia sopra le nostre teste. Questo perché meno Pil vuol dire meno tasse e, a parità di spesa, vuol dire anche più debito. Lo stesso vale per il balzo dello spread (spinto più dalle paure che dalle partite contabili vere e proprie).  Se uno Stato è costretto a pagare di più per compensare l'accresciuto rischio-Paese - e la progressiva scarsità delle  risorse della finanza e delle famiglie - vuol dire che dovrà emettere più titoli per coprire la nuova esigenza finanziaria che si è venuta a creare. Però anche l'Europa ha (finalmente) deciso qualcosa. E ciò che ha messo in cantiere porterà a un progressivo raffreddamento degli attacchi speculativi sul debito dei Paesi più deboli. Inoltre, accentrando a Bruxelles fondamentali competenze di bilancio dei singoli governi, ci sarà un maggior rigore sui conti. Le banche poi avranno un margine di manovra ridotto per effetto di uno spostamento verso la Bce di alcune competenze di controllo attualmente in capo alle singole banche centrali. Così faranno meno danni. Infine, il rischio di un'uscita della Grecia dall'area euro sembra si sia quantomeno allontanata. Insomma, in cinque mesi è cambiato il mondo.  Visto che “l'outlook”,  la prospettiva, è giustamente uno dei chiodi fissi delle società di rating e visto che proprio l'outlook sembra essere pesantemente migliorato, facciano il piacere di ridarci la nostra “A”. E non prendiamo in considerazione le mail che accusano S&P di aver calcato ingiustamente la mano sul giudizio delle nostre banche. Su questo punto si pronuncerà la magistratura (chissà quando...). Un giusto “upgrade” riporterebbe i nostri titoli all'interno di un paniere utilizzato dai grandi investitori per selezionare, senza dover star dietro alle cronache, i titoli più sicuri. E per l'Italia vorrebbe dire nuova domanda e spread ancora più basso. Per gli italiani, la speranza di vedersi ridurre questo pesantissimo peso fiscale. di Antonio Spampinato

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