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Con gli aiuti di Statosi produce di meno

Marchionne, l'ad Fiat

Gli incentivi a pioggia hanno drogato l'industria italiana: disincentivano la concorrenza e l'innovazione. E questo Marchionne lo ha compreso

Andrea Tempestini
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"Come sempre nella vita e nell'economia i problemi sono fatti come le matrioske. Uno ne contiene un altro e così via fino al nocciolo delle questione. Marchionne, dall'alto del suo pullover blu, potrà non risultare simpatico ma in una Italia è uno dei pochi con le idee chiare. Il suo obiettivo è fare margini. Tutte le promesse annunciate sono sempre state pronunciate con un «se» davanti. Furbescamente. Ma dal punto di vista dell'azienda, mai a torto. Più o meno tutti i «se» erano riconducibili a due filoni. Il primo era il mercato dell'auto. Il secondo era la produttività. Da che Fiat ha di fatto sospeso il piano Fabbrica Italia da 20 miliardi, Marchionne è tornato nell'occhio del ciclone. Ma si continua a non voler smontare le matrioske pezzo per pezzo.  Il mercato dell'auto va malissimo. In Europa e soprattutto in Italia. Fiat non ha modelli concorrenziali e questo è un problema che andrebbe risolto o comunque messo sul prossimo tavolo tra governo, sindacati e azienda. La produttività, l'altro «se» di Marchionne, si dimostra però il nodo cruciale del Paese", spiega Claudio Antonelli su Libero in edicola oggi. E la produttività è in costante calo. In Italia, per far fronte al problema, troppo spesso si è fatto ricorso agli aiuti di Stato. Ma gli incentivi a pioggia hanno drogato l'industria italiana: dal 1999 sono stati versati 50 miliardi alle imprese, disincentivando concorrenza e innovazione. Ogni nuovo addetto può costare allo Stato fino a 126mila euro. Con gli aiuti di Stato si produce di meno, e questo Sergio Marchionne lo ha compreso. Leggi l'approfondimento su Libero in edicola oggi, martedì 18 settembre

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