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Ecco la mappa dei paradisi fiscaliper chi vuole fuggire dalle tasse

La società di consulenza Kpmg disegna la cartina aggiornata dei porti in cui deve approdare chi vuole salvare il proprio patrimonio

Andrea Tempestini
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di Alessandro Carlini Per chi tenta di salvare il suo patrimonio dall'avanzata del fisco in tempi di austerità c'è uno studio molto utile. A redarlo è stata la Kpmg, società di consulenza specializzata proprio in questa materia. Il titolo del rapporto già dice qualcosa: “Individual Income Tax and Social Security Rate Survey”. Tradotto in parole povere, è una guida per sopravvivere mentre il carico fiscale mondiale continua ad aumentare.  Come riporta la Kpmg, infatti, a livello globale la percentuale media delle aliquote massime sui redditi è passata dal 28,6% del 2011 al 28,9% del 2012. Ed è destinata a salire ancora di più, soprattutto in Paesi in crisi, come possono essere quelli europei. Quindi cosa fare? Anzi, dove andare per non vedersi eroso il proprio patrimonio? Nel mondo ci sono ben dieci paradisi fiscali che non applicano l'income tax. Si tratta prima di tutto delle isole come Bahamas, Bermuda e Cayman. Poi ci sono gli Stati arabi che si sono arricchiti col petrolio: Bahrain, Brunei, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati arabi. Non è comunque facile fissare la propria residenza a quelle latitudini e si richiedono grandi capitali che solo pochi possono vantare. Esiste comunque, come spiega Kpmg, una varietà di altri Stati, molto vicini e spesso in Europa, in cui la “top rate” applicata dai governi è straordinariamente bassa. C'è ad esempio un elenco di 20 Paesi in cui l'aliquota massima è inferiore al 20%. Si trovano soprattutto nell'Europa dell'Est: a partire dalle vicine Slovacchia (19%), Serbia (15%), Albania (10%), Bosnia (10%). Per proseguire con Bulgaria (10%),  Macedonia (10%), Repubblica Ceca (15%),  Romania (16). Nell'elenco compare anche la Russia, in cui si applica solo il 13%, considerando la vastità del Paese e la popolazione che ci abita. Questo è possibile grazie ai miliardi di dollari che arrivano allo Stato dallo sfruttamento delle materie prime, petrolio e gas soprattutto. E questo spiega anche il successo di tanti oligarchi.  Sotto i paradisi fiscali ci sono anche però gli inferni. In fatto di aliquota più alta sul reddito personale l'Italia non è però al primo posto in Europa. Anzi, col suo 43% è addirittura ai livelli del Lussemburgo (41%). Nemmeno da paragonare col 56,6% della Svezia o il 55,4% della Danimarca. Anche in Francia e Germania la tassazione sulla fascia più ricca è maggiore, fissata al 45%. Anche se dalle parti di Parigi le cose stanno cambiando. Il presidente francese, il socialista François Hollande, ha lanciato fra mugugni e critiche la tanto temuta aliquota al 75% per chi dichiara oltre un milione di euro. Da settimane però, dietro le pressioni dei “paperoni” di Francia, il governo starebbe pensando a come alleviare la riforma, introducendo una serie di correttivi. Anche perché già molti minacciano di portare le proprie ricchezze all'estero. Casomai nel Regno Unito, che dal 6 aprile del 2013 ridurrà l'aliquota massima dall'attuale 50% a un più mite 45%. Per chi si vuole fermare prima dell'Inghilterra ci sono tre isole che applicano solo il 20%: Guernsey, l'Isola di Man e Jersey.

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