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Corte dei Conti, Istat, BankitaliaAltre tre sberle al governo

Per Grilli le misure Irpef favoriranno il 99% dei contribuenti. I magistrati contabili e l'istituto di statistica lo smentiscono, mentre via Nazionale parla di una nuova manovra

Nicoletta Orlandi Posti
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  di Francesco De Dominicis Fanno male. Eccome se fanno male le tre sberle «tecniche» prese in faccia dal Governo. A picchiare duro contro i professori di stanza a palazzo Chigi sono state la Corte dei conti, la Banca d'Italia e l'Istat. Tre pilastri dell'apparato istituzionale italiano. Che, ieri, hanno smontato pezzo per pezzo la legge di stabilità varata appena due settimane fa dal consiglio dei ministri. Con l'Esecutivo di Mario Monti che, a sorpresa, si trova letteralmente accerchiato dalle istituzioni. E il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, di fatto isolato e lasciato solo, nella giungla parlamentare, a difendere la manovra fiscale. L'inquilino di via Venti Settembre ha parlato in mattinata e poco dopo è stato smentito dai rappresentanti dei tre  enti. Secondo Grilli, le misure irpef, previste dalla legge di stabilità, hanno effetti positivi sul 99% dei contribuenti. L'ex direttore generale del Tesoro ha stimato un  beneficio pro capite  pari a 160 euro che interesserebbe, in diversa misura, 30,8 milioni di contribuenti. La tesi del ministro è più o meno questa: «La legge di stabilità avrà degli effetti positivi non solo sui consumi, ma su tutta l'economia» .  Non la pensano così Bankitalia, Corte conti e Istat che - nel corso delle audizioni che si sono susseguite nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato - hanno messo in evidenza i buchi e i rischi legati alla Finanziaria. Via Nazionale, per la verità, si è spinta oltre, guardando a una «manovra di primavera», qualora ci fosse la ripresa, per assicurare il pareggio anche nel medio termine. Cioè sarebbero necessari nuovi tagli alla spesa pubblica: evidentemente quanto messo in campo finora dal Governo non funziona. E sempre mettendo in evidenza i «buchi» dell'Esecutivo, il vicedirettore generale dell'istituto centrale ha detto che per «sostenere il debito» servono «politiche per la crescita». Poi l'allarme rosso: per compensare i tagli decisi a Roma, comuni, province e regioni potrebbero aumentare le tasse locali. Un pericolo che viene avvertito anche dalla magistratura contabile, secondo cui la legge di stabilità potrebbe generare l'emersione di ulteriori aumenti impositivi, come l'imu e le tariffe, che «le amministrazioni locali potrebbero deliberare per compensare gli ulteriori tagli di spesa o i nuovi aggravi derivanti dal disegno di legge» di Monti. Del resto, ha detto il presidente della Corte conti Luigi Giampaolino, «circa il 75% delle riduzioni di spesa è posto a carico degli enti locali» pari a «2,8 miliardi nel 2013 che salgono a 3,2 miliardi nel 2014».  La stangata locale sembrerebbe inevitabile. La stessa Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), che ha il polso esatto della situazione, nel condividere l'analisi di Giampaolino, ha posto l'esigenza di correttivi su spending review e patto di stabilità. «Se si danneggiano i comuni - ha spiegato il segretario generale Anci, Angelo Rughetti - si rischia di fare danni alle comunità». Ci sono interessi da tutelare. Come quelli delle banche. In difesa degli istituti di credito, ieri ha parlato l'avvocato Giuseppe Mussari. Secondo il presidente Abi, il credito a famiglie e imprese potrebbe essere razionato ulteriormente se il quadro macroeconomico non migliora e se non viene ridimensionato, come ha chiesto il dg dell'Assobancaria Giovanni Sabatini, il giro di vite tributario sulle banche. Le critiche Abi hanno riguardato pure la Tobin tax. E sulla nuova tassa per le transazioni finanziarie si sono concentrati anche i rilievi di Bankitalia. Una manovra  che non piace  a nessuno. Nemmeno all'Istat. Secca l'analisi del presidente, Enrico Giovannini: le misure penalizzano le famiglie con figli e incideranno nei loro bilanci con un caro spesa generalizzato. Famiglie che, a causa dell'aumento di un punto dell'Iva (per le aliquote al 10% e al 21%), dovranno fare i conti pure con un carrello della spesa per l'80% più caro. Bocciata anche l'operazione «Cieli bui»: un italiano su quattro già si lamenta della scarsa illuminazione.    twitter@DeDominicisF i  

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