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L'Italia è prima in Europa......per le tasse sulla casa

Con l'Imu l'Italia scala la classifica nel confronto delle imposte sugli immobili. In apparenza Parigi ci precede, ma in Francia e Inghilterra il prelievo sul mattone assorbe molti altri tributi

Andrea Tempestini
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di Antonio Castro I più tassati d'Europa, o quasi. Manca meno di una settimana al saldo dell'ultima rata Imu, e  gli italiani si aggiudicano la pole position per il maggior carico fiscale sugli immobili in tutta Europa. Solo in Francia il fisco è più vorace. Però, grazie proprio all'introduzione dell'Imposta municipale unica, abbiamo scalato velocemente la vetta.  Il poco invidiabile primato europeo salta fuori dall'ultima analisi di raffronto elaborata da Eures per conto del “Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari” (a cui aderiscono Arpe-Federproprietà, Confappi e Uppi). «Nel 2011», chiarisce l'analisi, «il peso delle entrate derivanti dalla tassazione sulla proprietà immobiliare (incidenza sul Pil) vedeva l'Italia, con una incidenza dello 0,6%, a metà della graduatoria europea, superando Germania (0,5%),  Norvegia (0,3%), Austria (0,2%) e  Svizzera (0,1%), ma con valori inferiori al Regno Unito (3,3%), seguito da Francia (2,5%), Danimarca (1,4%), Belgio (1,3%) e Spagna (0,9%)». Viene anche smentito un mito - alla base dell'introduzione proprio dell'Imu - che in Italia la tassazione sugli immobili andava livellata (e alzata) a livello europeo. «Anche considerando il 2010», prosegue la ricerca, «anno per il quale sono disponibili i dati relativi alla totalità dei paesi Europei, il valore italiano (0,6%) risulta già in linea con la media dei Paesi Ue-27 (0,7%) e dei Paesi Ue-17 della zona dell'Euro (0,6%)». Vale a dire che già prima dell'introduzione dell'Imu le diverse imposte sulla proprietà immobiliare applicate sia al reddito, grazie all'Irpef e alle relative addizionali, sia ai beni patrimoniali posseduti, tramite la “vecchia” Ici (Imposta comunale sugli immobili), sia sul trasferimento di proprietà (costi di transazione), garantivano allo Stato agli Enti Locali un'importante quota di gettito.   La ricerca condotta a livello europeo dimostra poi che il mattone in Italia rappresenta per le casse dello Stato un vero bancomat fiscale. Ciascuna famiglia italiana, proprietaria di almeno un immobile, grazie all'Imu dovrà versare, nel 2012, in media 1.216 euro, a fronte dei 437 del 2011, con un aggravio di costi pari a 780 euro (stime Eures). Ad appesantire il carico fiscale, oltre alle aliquote base predisposte per il pagamento della prima rata Imu, pari al 4‰ per la prima casa e al 7,6‰ per la seconda casa, vi sono le maggiorazioni disposte dai comuni sull'aliquota per la seconda rata.  Visto il livello di imposizione raggiunto, c'è chi teme che la prossima campagna elettorale possa ruotare intorno proprio sulla casa: «Alla vigilia di un'importante campagna elettorale», avverte preoccupato il presidente dell'Arpe-Federproprietà, Massimo Anderson, «alcuni partiti affermano che è indispensabile da parte del futuro governo l'applicazione di una patrimoniale che determinerebbe un ulteriore tracollo economico per l'Italia . I proprietari immobiliari denunciano che, se questa sciagura dovesse verificarsi, si troverebbero a pagarla per la seconda volta considerato che la prima, per loro, è stata l'Imu, una vera e propria patrimoniale mascherata e permanente». Il cuore dello studio è proprio nel raffronto europeo della tassazione sulla casa. L'Imu era stata introdotta dal governo dei tecnici proprio per omologare l'imposizione fiscale ai livelli europei con il decreto Salva Italia. «Ma oggi», analizza nel dettaglio la ricerca, «contrariamente a quanto previsto dal governo, l'imposizione fiscale sugli immobili ammonta all'1,7% del Pil in Italia, 1,1 punti percentuali in più rispetto al 2011, e ben al di sopra della quasi totalità dei Paesi europei».    Ovviamente il raffronto europeo tiene conto del diverso sistema di tassazione applicato nei rispettivi Paesi. E infatti l'analisi si basa su quattro indicatori fondamentali: la tassa sulla proprietà (la nostra Imu), i costi di transazione (tutte le spese secondarie che incombono sul trasferimento di un bene), le imposte sul capitale date dalla rivendita dell'immobile e la tassazione applicata ai contratti di locazione. Dall'incrocio di questi indicatori salta fuori l'indice sintetico della pressione fiscale sugli immobili, vale a dire il dato riepilogativo di tutte le componenti di spesa derivanti dal possesso di un'abitazione.  E proprio l'elaborazione di questo indice colloca l'Italia al secondo posto nella tassazione dovuta per il semplice mantenimento o per l'acquisto di una proprietà (con un punteggio pari a 58,4), superato soltanto dalla Francia (con un punteggio pari a 72,2). «Inferiori a quello italiano», spiega la ricerca, «i valori del Regno Unito (con un punteggio pari a 53,9), della Svizzera e del Belgio (entrambi con 51,2), risultando la tassazione ancora inferiore in Germania (33), Grecia (33,2) e Irlanda (38,1)».   C'è da dire che in Francia e Inghilterra nella tassa immobiliare sono comprese alcune spese (imposte sui rifiuti, canone tv, o il servizio di polizia e i pompieri), che se sottratte candiderebbero tranquillamente l'Italia ad occupare il ruolo di Paese più tassato d'Europa.

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