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Investimenti, ecco i settori e le Borse su cui puntare

Andrea Tempestini
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Forse il peggio della crisi economica è passato. La ripresa, però, almeno in Italia resta una sbiadita ipotesi. Il contesto, insomma, è meno incerto rispetto agli scorsi anni, ma sapersi muovere sui mercati non è impresa semplice. Una mappa ha provato a tracciarla il Corriere Economia, che ha intervistato 26 tra direttori investimenti e fund manager, italiani e stranieri, sulle prospettive dei mercati finanziari globali per la seconda metà del 2014. Obiettivo, capire dove sarà meglio impiegare i propri - eventuali risparmi. Azioni e bond - Tra azioni e bond, secondo i fund manager interpellati dal CorEconomia, non c'è partita: stravincono le prima con 26 voti a zero. Luca Gianelle, di Russel Investments, spiega: "Nonostante le valutazioni siano storicamente su livelli elevati, da un punto di vista del ciclo economico prevediamo ulteriori miglioramenti per i paesi sviluppati. Riteniamo invece che il comparto obbligazionario internazionale abbia già realizzato i guadagni che ci aspettavamo per l'anno in corso". Meglio le azioni, dunque, anche se le ipotesi sulle possibilità di performance delle Borse mondiali non sono pirotecniche. Monca Defend, di Pioneer Investments, sottolinea che "ci aspettiamo rendimenti positivi ma contenuti del comparto azionario". Quale Borsa - Tra i listini dai quali ci si attende la migliore performance vince la nostra Piazza Affari. In media l'indice Ftse Mib delle blue chip del listino milanese viene visto in rialzo del 7,07% rispetto ai valori di metà luglio (la crescita dovrebbe arrivare entro il termine dell'anno). Una buona performance, dunque, anche se inferiore rispetto a quella della prima metà dell'anno. Anzi, Marco Palacino di Bny Mellon In sottolinea che "è lecito chiedersi se e quando ci sarà un'inversione di tendenza tra le Borse sviluppate". Tra gli altri listini promossi, anche il Nikkei di Tokyo (+6,55%), il Msci EM delle Borse emergenti (+4,35%) e il S&P500 delle blue chip Usa, dato in crescita del 3,34 per cento. Sempre sul Giappone, si sottolinea che potrebbe recuperare grazie a ulteriori stimoli di politica monetaria. I settori - I settori più ciclici sono quelli maggiormente favoriti dal prossimo semestre sul mercato azionario: finanza, industria e hi tech, dunque. Finanziari e industria, i due più ciclici in assoluto, da soli collezionano il 50% delle preferenze tra gli specialisti interpellati dal CorEconomia, con il 34,3% che consiglia di puntare su banche e assicurazioni e il 15,7% che invece indica i titoli industriali, più sensibili all'agognata ripresa del ciclo economico e all'eventuale ripresa degli utili societari. Patrick Moonen di Ing Im sottolinea: "I finanziari, banche e assicurazioni, sono in cima alle nostre preferenze e questo nonostante le fibrillazioni che si sono registrate di recente sul sistema creditizio del Portogallo". Per Federico Mobili, di Bnp Paribas Ip, "anche il settore industriale beneficerà della crescita in Europa, della ripresa degli investimenti da parte di molte società". Quale cedola - Nella "gara" tra titoli di Stato e corporate Bond vincono i secondi, indicati da due terzi del campione, che però individua precise nicchie di valore che devono ancora essere esplorate: "Puntiamo sulle emissioni bancarie e assicurative subordinate, quelle che godono di garanzie inferiori", spiega Tommaso Federici di Banca Ifigest. Nessuno, comunque, suggerisce di escludere le obbligazioni dal proprio portafoglio: tendenzialmente devono essere circa il 50% del capitale investito, principalmente per limitare al massimo il rischio e stabilizzare le performance in un momento in cui i rendimenti sono bassi. C'è molto realismo, insomma, sulle aspettative relative a questi strumenti: "Riteniamo che il livello degli spread e dei tassi abbia raggiunto valori molto vicini al minimo, concedendo poco spazio alla performance dei titoli a reddito fisso. Tuttavia riteniamo che qualche buona occasione sia ancora rintracciabile tra le emissioni societarie", sottolinea Nicola Trivelli di Sella Gestioni. Fattori di rischio - Lo scenario dei mercati, come detto, è migliore rispetto al recente passato, ma restano delle incognite. Ai fund manager è stato chiesto di quantificare il livello di rischio di alcuni fattori in una scala che va da 1 (il massimo rischio) a 6 (il minimo). In questa classifica al primo posto c'è la stagnazione economica, in particolare nell'Eurozona, con un livello di rischio pari a 2,63. Seconda piazza la deflazione dell'eurozona, ossia il generalizzato calo dei brezzi dei beni e dei servizi in grado di soffocare la ripresa: strettamente correlata alla stagnazione, la deflazione è considerata il secondo fattore di rischio solo per pochi centesimi. Terza piazza, forse per le recenti tensioni, la possibilità di un'escalation delle crisi geo-politiche in grado di danneggiare la ripresa globale: il rischio viene quotato a 3. Distanziati dai primi tre fattori di rischio, la recessione globale (quarta a 3,75), il deragliamento della ripresa per l'esplosione dei prezzi del greggio (quinta a 4,33) e, ultimo, la possibilità di un collasso dell'euro, ormai non più all'ordine del giorno e "quotata" a 5,35 punti.

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