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Europa, Pil tedesco -0,2%: Eurozona verso il fallimento

Ignazio Stagno
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La crisi e la recessione non bussano solo alle porte dell'Italia. La crescita subisce un pesante stop anche a Berlino e a Parigi. Così a Bruxelles è allarme rosso. L'Eurozona resta ferma sulle sabbie mobili dei Pil col segno negativo e lo spettro della deflazione (ovvero dei prezzi che scendono insieme alla contrazione della domanda) inquieta gli euroburocrati. Secondo gli analisti così come è strutturata l'area dell'euro non va. La crescita non c'è e ad aumentare è solo il tasso di povertà e quello di disoccupazione. Le istituzioni europee e i grandi partiti con il Pse e il Ppe continuano a difendere l'Ue e la moneta unica, ma forse - dati alla mano - hanno ragione quei movimenti e quelle forze politiche che affermano da mesi il fallimento del progetto dell'euro. La crescita è tornata in tutto il mondo, tranne che nella zona della moneta unica europea. Così a Bruxelles qualcuno comincia a temere una bomba che rischia di esplodere in autunno qualora anche nel terzo trimestre le cifre economiche fossero negative o sotto le attese. La Germania della Merkel che cantava vittoria fino a qualche mese fa vede vicina la recessione. Recessione che in parte è anche per colpa della politica del rigore che tanto piace a Berlino. I partner europei della Germania importano sempre meno prodotti tedeschi e  sempre meno i prodotti tedeschi.  Le cifre - Ma vediamo i numeri. L'economia della Germania registra una contrazione dello 0,2% nel secondo trimestre su base destagionalizzata e trimestrale. Nei primi tre mesi il Pil era salito dello 0,7% e gli analisti si aspettavano che restasse invariato. Su base annuale destagionalizzata il Pil della Germania avanza dell'1,2%. Ma a preoccupare Berlino e lo stop inaspettato. E così il ministero del Tesoro punta il dito proprio contro l'Eurozona: "L'attività dell'economia in Germania si è indebolita nel secondo trimestre del 2014. Secondo i dati provvisori rilasciati dell'Ufficio federale di statistica, il prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2% trimestre su trimestre dopo l'aggiustamento dei prezzi, dei giorni sul calendario e delle variazioni stagionali. Dopo un ottimo primo trimestre dell'anno in corso, il prodotto interno lordo non si è sviluppato fortemente come la maggior parte degli esperti avevano previsto. I rischi geopolitici nell'Europa orientale, il Medio Oriente e il più debole sviluppo della zona dell'euro hanno messo un freno temporaneo alla crescita tedesca", spiegano da Berlino. Ma a tremare non è solo la Germania.  Il flop d'Europa - L'economia della Francia resta ferma nel secondo trimestre, a fronte di un atteso +0,1%. Anche nel primo trimestre il Pil francese è stato stagnante. Sulla scia dei dati del secondo trimestre, che mostrano un'economia stagnante, il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, taglia le previsioni di crescita di fine anno, portandole "intorno allo 0,5%" dall'iniziale +1%. "La crescita è caduta in Europa e in Francia", scrive Sapin a Le Monde. "Con una crescita zero nel secondo trimestre - aggiunge il ministro - che estende la stagnazione dei primi tre mesi, il paese rallenta e non raggiungeremo l'obiettivo dell'1% previsto tre mesi fa". "Quest'anno la crescita della Francia - dice ancora - sarà intorno allo 0,50% e niente ci autorizza a prevedere, al momento, una crescita di molto superiore all'1% nel 2015". Sapin inoltre rialza al 4% le previsioni del deficit di quest'anno. In precedenza Parigi aveva stimato un deficit al 3,8% e si era impegnata ad abbassarlo al 3%. Il governo di Hollande ha chiesto all'Ue di "allentare la stretta su conti".  La mossa - Così alla Bce sono pronti ad usare "metodi non convenzionali" per dare una scossa all'eurozona. Il Consiglio direttivo è unanime nel suo impegno a ricorrere anche a strumenti non convenzionali nel quadro del proprio mandato qualora si rendesse ancora necessario affrontare rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato". L'Eurotower fa sapere che "il Consiglio direttivo manterrà un elevato grado di accomodamento monetario" e che "per quanto riguarda le indicazioni prospettiche, i tassi di interesse di riferimento della Bce si attesteranno sui livelli correnti per un prolungato periodo di tempo, in considerazione delle attuali prospettive di inflazione". "Inoltre il Consiglio direttivo è fermamente determinato a salvaguardare il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione a medio-lungo termine".

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